Le proposte dei DS
sul diritto alla salute
Il periodo elettorale, per sua natura, accende i toni e allarga a volte fino all’estremo le diversità tra le forze
politiche o le coalizioni che si contendono il diritto a governare. Poi, una
volta chiusa la competizione mentre si vantano vittorie e si minimizzano le
sconfitte, si può ricominciare ad affidarsi al ragionamento e all’approfondimento
delle varie posizioni, consultando i documenti che le forze politiche,
sindacali e categoriali mettono a disposizione per illustrare la loro posizione.
I Ds sono stati tra i pochi partiti a produrre poco prima della campagna elettorale un documento titolato “Il diritto alla salute è un bene per le persone
e un investimento per il Paese” (cliccare sopra per leggere il testo).
Pensato come una proposta organica da consegnare al
giudizio del Paese, il documento costituisce, sì, uno sforzo notevole di approfondimento ma l’impressione che se ne trae alla fine
della lettura è piuttosto deludente.
Manca, in effetti, il grande
respiro ideale indispensabile per delineare il futuro del diritto alla tutela
della salute in Italia, non si tiene nel dovuto conto il significato profondo
della svolta epocale chiamata Unione europea e, nell’ansia di compiacere tutto
e tutti, il documento finisce per diventare un elenco di generiche buone
intenzioni.
Proprio la presenza di un sistema
politico basato sull’alternanza di governo, dovrebbe spingere le forze politiche
ad evitare la politica del “rubamazzetto” preferendo la strada delle proposte
chiare che il cittadino possa capire e appoggiare o contrastare con il proprio
consenso sociale e/o elettorale.
Spiace invece constatare, è
giusto ribadirlo, che molta parte del documento è talmente anonima e generica
da poter essere assunta come propria da una forza politica di ben altro
schieramento.
Gli stessi cosiddetti “dieci comandamenti” (le nostre
priorità, come vengono definiti) non sfuggono all’impostazione sopra
richiamata. I titoli sono accattivanti: Un federalismo solidale, La presa in
carico e la continuità dell’assistenza, La medicina delle cure primarie, Le
liste d’attesa, Mettere la sanità in rete per far camminare le informazioni e
non i cittadini, Promuovere una nuova stagione di politiche per la prevenzione,
Istituzione di un sistema di protezione sociale e di
cura per le persone anziane non autosufficienti, Un ritorno: gli enti locali
sponsor dei cittadini, Il governo clinico: non una concessione alle lobbies ma
una risorsa del sistema, Poteri e responsabilità in equilibrio per un nuovo
Servizio Sanitario Nazionale; ma nascondono un povertà di contenuti e di
proposte piuttosto considerevole.
Quello che ne esce è così un
documento piccolo, piccolo, che fa uscire allo scoperto i peccati originali
della proposta politica diessina che ondeggia costantemente tra la fedeltà ai
rimasugli di un’eredità politica dura da abbandonare e la voglia opposta di
abbandono totale della propria cultura politica.
Può darsi, anzi è sicuro, che ciò consenta di arrivare a
detenere il potere, ma il “governare” quello di sicuro è un’altra cosa.
Roberto Buttura