Chissà
se il Presidente Prodi potrà continuare a sfoggiare
quella serafica indifferenza con cui in questi giorni ha commentato le vicende
di Telecom
Italia dichiarando la neutralità del governo rispetto alle ipotesi di futuri
assetti proprietari oppure se Bersani potrà
continuare a dire che si limita ad auspicare che Telecom
rimanga in mani italiane ma che non interverrà.
Questa volta Tronchetti Provera l'ha fatta grossa:
dopo aver messo su una delle più potenti organizzazioni spionistiche illegali
approfittando della struttura Telecom, dopo aver
tentato di ridurre il debito vendendo la Rete e i telefonini al
miglior offerente, dopo essere stato in pratica estromesso
dalla gestione dell'azienda da Rossi e Buora, che
dovevano rappresentarlo, oggi tenta di uscire dall'ex monopolista facendo il
colpo della sua vita, e cioè vendendone il controllo (attraverso Olimpia) agli
americani di AT&T.
E' uno scenario di tipo cileno quello che si presenta davanti al governo Prodi
quando gli americani dell'ITT che controllava i telefoni cileni
fecero cadere trent'anni fa il governo di unità
popolare di Salvador Allende.
Qui è il governo Prodi che rischia il collo: a questo
punto Rifondazione, i Verdi, il Pdci, parti
importanti della Margherita e dei Ds pretenderanno
che il governo Prodi usi la "golden share" e blocchi la vendita a una
società non solo straniera ma "extracomunitaria" (non europea) come
l'AT&T; Forza Italia e An
pretenderanno invece che il governo per fermare gli americani dia il via libera
a una soluzione tutta italiana, come la fusione con Mediaset
che vorrebbero Berlusconi e Confalonieri,
con l'appoggio anche di settori sindacali come la Cisl
di Bonanni.
Qualunque sia la soluzione, non potrà avere i tempi
lunghi che le banche (guidate da Intesa di Bazoli,
grande amico e sostenitore di Prodi) avrebbero voluto per subentrare a
Tronchetti, che ha dato un mese di tempo a governo e banche prima di cedere
tutto agli americani.
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www.zeusnews.it 02-04-2007