NON SI PUO’ ESSERE SANI PER LEGGE

 

   Chi fuma, beve alcolici, mangia troppo e male potrebbe vedersi costretto a pagare un ticket o una multa, o addirittura essere escluso da certi lavori. Il ragionamento è questo: le cattive abitudini e la trascuratezza nel sottoporsi a controlli medici aumentano il rischio di malattia e morte precoce, quindi rappresentano un costo per la collettività. Perché allora non responsabilizzare i reprobi, cercando di riportarli sulla retta via con le buone o con le cattive? Se le campagne di informazione non bastano, passiamo a ticket e multe per gli irriducibili, e incentivi a chi si è ravveduto.

   Così sembra pensarla la stessa Organizzazione mondiale della sanità, che ha dichiarato di non voler più assumere chi fuma, anche a casa sua.

   Tra i nuovi crociati della salute si può annoverare anche il primo ministro britannico Tony Blair, che recentemente ha lanciato una campagna nazionale, a base di incentivi, per convincere i suoi connazionali a fare più esercizio fisico. Come ha riferito Massimo Gaggi su questo giornale qualche tempo fa, alcune assicurazioni sanitarie statunitensi stanno sperimentando incentivi quali cinema e teatri scontati e iscrizione gratuita in fitness center per chi segue scrupolosamente i programmi di screening e di cura consigliati dal medico. L’anno scorso lo stato americano della West Virginia ha deciso che l’assicurazione sanitaria pubblica Medicaid, rivolta alla popolazione indigente, non passerà più le cure a chi si ostina a fumare, a non andare dal medico e a non prendere regolarmente i farmaci che gli vengono prescritti.

   Su questa scia sembra essersi messa anche il ministro della salute Livia Turco, che in un’intervista rilasciata pochi giorni fa (poi parzialmente smentita), avrebbe proposto di mettere un ticket sulle cattive abitudini, definendo la multa a obesi, avvinazzati e fumatori, “un utile deterrente, perché i diritti devono andare a braccetto con le responsabilità”. Ecco la parola chiave: responsabilità. Se ti fai del male da solo, perché ti devo aiutare? Perché devo impegnarmi a trapiantarti il fegato se hai la cirrosi da alcol, o i polmoni se hai fumato per tutta la vita?

   Questa linea di pensiero ha due grosse falle, una pratica e l’altra di principio. Posto che abbiano ragione i talebani della salute, come fare a controllare le abitudini dei cittadini? Attraverso la delazione del medico? Con analisi del sangue e controlli periodici obbligatori? Faccenda complicata, e forse più costosa dei malanni che vorrebbe correggere.

   Ancora più rivelante è però la questione di principio: fra i diritti fondamentali dell’individuo c’è quello alla salute, ma anche quello di rifiutare le cure. E a maggior ragione di rifiutare i buoni consigli di prevenzione, giungano dal medico o dal ministro della salute. E’ importante garantire a tutti anche la libertà di sbagliare.

 

Roberto Satolli

 

Corriere della Salute di domenica 3 dicembre 2006

 

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