LO SCANDALO DEL
VECCHIO «XIAO»
In Cina la sanità ora è un lusso
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO - La storia del «vecchio Xiao»
ci racconta come funziona la sanità pubblica nella Cina postcomunista.
Il poveretto, un sessantenne scheletrico, soffriva di forti mal di testa e di
conseguenza si è presentato a un ospedale per chiedere
di essere curato. Poiché non aveva i soldi per pagare
le prestazioni e poiché aveva un debito per precedenti ricoveri al pronto
soccorso lo hanno respinto senza tanti complimenti. Lo hanno caricato mezzo
nudo su una barella, lo hanno coperto con un lenzuolo bianco e infine lo hanno
abbandonato in mezzo alla strada. Pioveva. Ma fa
niente.
Tutto ciò è avvenuto a Zhenjiang
nella provincia del Jiangsu,
il sud-ovest del Paese, e probabilmente sarebbe sfuggito a qualsiasi ribalta mediatica se alcuni cittadini non avessero fotografato e
spedito le immagini a un sito Internet; successivamente se un quotidiano del
pomeriggio, lo Yangze Evening,
contravvenendo alla regola d'oro secondo cui l'informazione è politicamente
corretta se rilancia soltanto ciò che di miracoloso avviene in Cina, non avesse
deciso di piazzare la notizia nella sua prima pagina. Scandalo sommato a scandalo.
Un pezzettino alla volta la vicenda del «vecchio
Xiao» è stata ricucita secondo le migliori tradizioni
della cronaca e ha messo in vetrina uno dei problemi più gravi del Cina di oggi. Qua e là, c'è un giornalismo che sulle questioni
sociali appare attento e investigativo. I reporter vanno incontro a ritorsioni di ogni tipo ma ciò non impedisce che le più vistose
contraddizioni di un Paese affascinante ma dai mille volti emergano nella loro
drammaticità. Come, appunto, la storia del «vecchio Xiao»,
così chiamano gli amici e la famiglia questo signore
che porta sul volto i segni di una età molto più avanzata di quella reale.
Lui all'ospedale aveva bussato già alla metà
di maggio. Diagnosi: contusione alla testa. Mercoledì scorso i dolori sono
riaffiorati e il «vecchio Xiao» - nome vero Xiao Wanjun - è ritornato al
pronto soccorso della medicina tradizionale cinese a Zhenjiang.
E qui la debolezza e l'iniquità di un sistema che è un
compromesso non riuscito fra controllo pubblico e apertura ai privati ha
manifestato le sue impietose lacune. Il welfare
sanitario in Cina è stato azzerato a partire dalla
fine degli anni Ottanta. La tutela della salute era a carico
del governo per i lavoratori e le loro famiglie nelle industrie di Stato, era
a carico delle aziende collettive nei distretti rurali. Con la
accelerazione liberista il castello si è sgretolato.
Parallelamente alla decisione presa dall'oggi
al domani di licenziare venti milioni di operai dei
carrozzoni mangiasoldi, poco dopo la metà degli Anni Novanta il governo cinese
compiva il passo di abbandonare il vecchio modello di copertura sanitaria e
pensionistica offerto alla popolazione. Una deregulation
pesante. Ammorbidita dalla introduzione successiva di
qualche regola di riparazione. Nel 1998 è stato istituito il nuovo programma
nazionale di Assicurazione Medica di Base. Le aziende
e i dipendenti contribuiscono al Fondo con un versamento rispettivamente del
7,5 e del 2 per cento del salario. Gli ospedali sono imprese
che autogestiscono autonomamente entrate e uscite di
cassa, retribuzioni del personale, costi delle prestazioni. Chi ha bisogno di
cure ha diritto a pochi servizi gratuiti e a tutti gli altri a pagamento in
contanti. Altrimenti a casa. Le medicine si comperano
(e sono care). Per di più il welfare corre in
soccorso unicamente del lavoratore e non dei suoi familiari. Figli e consorti
malati, se vogliono l'aspirina, lo sciroppo, la visita
o l'operazione sono costretti a versare di tasca propria.
Il risultato è che 109 milioni di lavoratori
urbani sono coperti dall'Assicurazione ma 600 milioni
ne sono sprovvisti. Peggio nelle campagne. Complessivamente i tre quarti dei
dipendenti del settore privato non hanno tutela sanitaria. Ciò significa che è
meglio non ammalarsi. Altrimenti può finire come a
«vecchio Xiao». Il quale non aveva
soldi e allora lo hanno abbandonato in mezzo alla strada su una barella.
Sotto un diluvio. Il governo di Wen Jiabao ha manifestato le migliori intenzioni di ritoccare
la riforma e ha chiesto maggiore sensibilità. Il guaio è che a livello locale
di ciò che ha in mente Pechino, spesso, se ne disinteressano.
Fabio Cavaliera
Corriere
della Sera di domenica 25 giugno 2006