RICCHI MA VIVONO MENO, IL MALE USA

Più malati degli europei. Sotto accusa alimentazione e qualità della vita

 

  «Se l'America ha le strutture sanitarie migliori del mondo, perché siamo più malati degli inglesi?» titola a tutta pagina il Seattle Times commentando uno studio che dimostra come lo stato di salute dei cittadini Usa sia molto peggiore di quello dei sudditi di Sua Maestà britannica. Altrettanto sorpresi e indignati gli altri grandi giornali americani, da Usa Today al New York Times.

  A prima vista è la sorpresa dei media americani a sorprendere: che l'America spenda molto più dell'Europa per la sanità e che ottenga, nonostante ciò, risultati peggiori, è cosa nota da tempo. Negli Stati Uniti il 16 per cento della popolazione (46 milioni di cittadini) è privo di assistenza sanitaria, il tasso di mortalità alla nascita è più alto rispetto all'Europa e l'aspettativa media di vita più bassa, nonostante l'America detenga il record mondiale della spesa per cure mediche: il 15 per cento del reddito nazionale, il doppio della Ue. L'emergenza salute è stato uno dei temi centrali della elezioni presidenziali del 2004 e molti americani sono convinti che chi proporrà una riforma credibile del sistema avrà buone chance di andare alla Casa Bianca tra due anni, quando Bush concluderà il suo mandato. In realtà lo studio pubblicato qualche giorno fa dal Journal of the American Medical Association ha fatto scalpore perché fa intuire che, oltre alla sanità, sul fenomeno pesano altri fattori come l'alimentazione, gli stili di vita, lo stress, il lavoro. Ed anche perché ha spazzato via i retropensieri che tranquillizzavano l'America benestante, convinta che la cattiva performance sanitaria degli Usa dipendesse dall'eterogeneità razziale della sua popolazione, dall'estrema disparità delle condizioni sociali e dall'elevata quota di cittadini privi di qualunque assistenza medica. Ebbene, l'indagine condotta da alcune università britanniche e, negli Usa, dalla autorevole Rand Corporation col supporto dall'Istituto nazionale della Salute, dimostra che negli Stati Uniti perfino i ricchi, che hanno quasi tutti un'assicurazione sanitaria, hanno condizioni di salute peggiori dei cittadini britannici a basso reddito.

  Limitato ai bianchi non ispanici per creare nei due Paesi campioni omogenei anche sul piano razziale, lo studio dimostra che i cittadini americani benestanti di età compresa tra i 55 e i 64 anni soffrono di ipertensione, patologie cardiache, malattie polmonari, diabete e cancro molto più dei loro omologhi britannici. Un duro risveglio per l'America, anche perché la sanità britannica non è certo la migliore d' Europa. L'Ocse, l'organizzazione economica dei Paesi industrializzati, ha poi appena sparso sale sulla ferita pubblicando i dati della spesa sanitaria, calcolata sulla base del reale potere d'acquisto delle monete dei vari Paesi. Risultato: la Gran Bretagna spende in media 2.231 dollari l'anno per la salute di ogni cittadino, mentre negli Usa l'esborso medio pro capite è di 5.635 dollari.

  Ma non è solo un problema di inadeguatezza del modello sanitario americano: lo studio colpisce e fa discutere perché fotografa una realtà inquietante, senza però riuscire a identificarne tutte le cause. Il cattivo funzionamento dei meccanismi del mercato in questo campo e la carenza di copertura sanitaria pesano ma fino a un certo punto (solo il 6 per cento dei cittadini del campione Usa non ha un'assicurazione sanitaria).

  Un fattore determinate è quello degli stili di vita, a partire da un'alimentazione ricca di grassi, zuccheri e colesterolo, tipica di un'America che non cucina, che si affida sempre più ai cibi industriali e ai fast food e che è sempre più obesa: ma neanche questo fattore spiega tutto, visto che la Gran Bretagna, in Europa, è il Paese che ha la dieta più simile a quella Usa e, per di più, consuma bevande alcoliche in misura molto maggiore. La discussione si sposta così sul fattore lavoro - vacanze più brevi e più ore lavorate, ogni settimana, dagli americani - e sullo stress legato all'intensità di questo impegno e all'incertezza che deriva da una competizione sempre più esasperata. Qui, però, le analisi divergono. In assenza di studi consolidati - salvo alcune indagini sulle alterazioni del metabolismo provocate dallo stress - si rischia di dare corpo a fantasmi nati in laboratori politici, più che in sedi scientifiche.

  È probabile, invece, che vi siano spiegazioni legate alla sanità ancora non ben esplorate: nel sistema americano, ad esempio, la prevenzione non ha spazio. Come abbiamo raccontato qualche tempo fa, le assicurazioni sono pronte a spendere 40mila dollari per l'amputazione di una gamba di un diabetico grave, ma non a prevenire con periodici controlli.

 

Massimo Gaggi

 

Corriere della Sera di lunedì 8 maggio 2006

 

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