ASOR ROSA: IO ALL’UNIVERSITA’?
Sì e il mio modello
è un craxiano
S' io fossi
ministro... «... dovrei descrivere la natura dei mal di pancia che mi hanno
preso». Emozione? «No, è che la proposta di fare il ministro va in
controtendenza esistenziale. In questa fase della mia vita, mi diverto a
scrivere».
Si diverte? Professore, non sarà un altro libro
sui gatti, tipo quello dedicato al suo Micio Nero? O
come quella cosa che fece con Claudio Baglioni? «No,
no, questa è una cosetta più impegnativa: la Nuova storia della letteratura
italiana». E le è arrivata questa telefonata... «Dieci
giorni fa. Diliberto mi ha contattato e mi ha chiesto
se ero disponibile a un'indicazione di questa natura.
Ho detto di sì». Nonostante la controtendenza esistenziale...
«Nonostante
Non può un uomo come Asor
Rosa professor Alberto, 73 anni, storico, cattedratico di Letteratura italiana
alla Sapienza, coordinatore della Camera di consultazione permanente della sinistra. Un cognome palindromico, che leggi uguale da destra e da sinistra.
Un nome paludato, che eleggi bene solo a sinistra. Un nomone che i Comunisti italiani
vorrebbero su mezza poltrona della Moratti: ministro
per l'Università e la Ricerca scientifica. Ci sta studiando da un po' :
«Ha letto il mio ultimo articolo, "Questa università
malata", pubblicato con malaugurato ritardo il 21 aprile?». Veramente
no... «Lì c'è scritto quel che farei. L'università, oltre a
essere un centro di formazione, è il centro di ricerca più importante. Ma negli ultimi due decenni questo secondo aspetto è stato
trascurato. L' idea base è invertire questa tendenza: aumentare investimenti, redistribuire finanziamenti. Ci sono facoltà e corsi di
studio, dalla moda al turismo, dallo sport al turismo,
dal mercato culturale alla tv, che servono solo da specchietti delle allodole
per gli studenti. Il mercato è la parola magica dell'attuale situazione d' incertezza e di sfascio: chi più vende la propria merce,
più ha valore. Invece all'università si può vendere, ma solo fino a un certo punto. E non come
priorità. L' università deve ristabilire una corretta gerarchia di valori.
S'investirà dove c'è ricerca vera e non fasulla».
Addio ai corsi di moda stile Alberoni? Basta con le lauree honoris causa a
Dei ministri di centrodestra, salva qualcuno?
«Perché dice centrodestra? Quello si chiamava governo Berlusconi. Ed essere stati in un
governo Berlusconi è una qualifica di per sé». Naturalmente,
avrà nel mirino la bestia nera d'ogni sinistra universitaria che si rispetti: i
baroni. «L'università è vecchiotta, va ringiovanita. E poi è chiaro: se uno non ha voglia di toccare interessi
consolidati, è meglio stia a casa». Viene dalla Sapienza, ha appena laureato
honoris causa Dario Fo... «Un
risarcimento per l'innegabile sottovalutazione che questo Premio Nobel s'è
trovato a sopportare in patria. Anche stavolta,
abbiamo dovuto affrontare molta ostilità del corpo accademico». È uno dei pochi
italiani da esportazione? «Non ce ne sono molti. È come la fuga dei cervelli:
il problema non è richiamare questo o quello, ma ricreare le condizioni perché
gli Stati Uniti o
Francesco Battistini
Corriere
della Sera di giovedì 4 maggio 2006