La giornalista Rula Jebreal ha raccolto la solidarietà e il
plauso generale reagendo con grande pacatezza e
altrettanta fermezza all'offesa, dal sapore razzista, di cui si è macchiato
il ministro Roberto Calderoli definendola «quella
signora abbronzata». Ancor di più, per quanto mi concerne, la solidarietà e
il plauso le spettano per aver chiarito che «più che
il fatto personale, certamente spiacevole e orrendo, mi rammarica e mi
preoccupa ciò che considero un fallimento della politica». Sedevo al fianco
di Calderoli durante la puntata di Matrix trasmessa da Canale 5 lunedì scorso, dedicata all'ondata
di violenza e di terrorismo legata alla pubblicazione delle vignette che ritraggono il profeta Mohammad
(Maometto). Verso il finale lo stesso conduttore
Enrico Mentana ha preso l'iniziativa di deplorare le parole del ministro
leghista, invitandolo - in diretta televisiva - a considerare l'opportunità
di rivolgere delle scuse a Rula. Ammettendo
che si trattava di una delle puntate più movimentate a cui avesse partecipato
da conduttore. Calderoli non si è scusato
ritenendo di essere stato anch'egli offeso dal terzo degli ospiti in studio,
il vignettista Vauro, nonché
dalla stessa Rula, senza essere stato difeso da
Mentana. Detto ciò il giudizio del pubblico ha reso giustizia a Rula, tributandole sonori applausi, contro i silenzi e
qualche fischio che hanno accompagnato gli interventi di Calderoli.
A questo punto concordo con Rula sul fatto che la
mancanza di rispetto sul piano personale è il sintomo di un più profondo
malessere politico. Ciò è vero nel caso di Calderoli ma, a mio
avviso, è altrettanto vero nello spettacolo troppo spesso indecoroso a cui si
assiste in questa lunga e esasperante campagna elettorale. «Calderoli è un ministro della Repubblica che io rispetto
perché simbolo delle istituzioni - dice Rula -, non
ho problemi a parlare con persone lontane da me anni luce. Ma
penso che la politica sia una cosa seria, non si colora il dibattito con
degli aggettivi francamente razzisti. Questo non va bene, è
il fallimento della politica». Ecco la conclusione di Rula:
«La vicenda personale, che considero tremenda, per me è chiusa. Ma ci sono cose ben più serie di cui voglio parlare. L'Italia
è il mio Paese ed il Paese dove è nata e dove
crescerà mia figlia. Io voglio affrontare le questioni serie che concernono
il futuro dei musulmani. Considero un dovere partecipare a questi incontri
per spiegare che i musulmani non sono tutti uguali. È inaccettabile la
reazione dei fondamentalisti che uccidono e
saccheggiano. Ma anche le vignette contengono un messaggio politico, ci dicono che l'islam è equivalente al terrorismo. Ebbene ciò è inaccettabile». Rula
ci invita a affrontare le questioni concrete e non
si può che essere d'accordo. Questa defatigante e isterica campagna
elettorale sembra improntata al negazionismo della
realtà. Non ci sono problemi, va tutto bene e non potrà che andare sempre
meglio, il terrorismo è un'ipotesi ma noi incrociamo
le dita affinché quanto succede tutt'intorno a noi
ci risparmi, i musulmani sono tutti cattivi oppure sono tutti buoni ma è
meglio riparlarne dopo il 9 aprile. Comprendo e condivido appieno la
preoccupazione di Rula. Sono abbronzato come lei. È
un dato di fatto che in Italia c'è una maggioranza di musulmani, più in
generale di immigrati, che si sentono sospesi nel
Purgatorio dell' incoscienza e dell' indifferenza, oggetto di soluzioni
tampone o operazioni estetiche che si limitano a rinviare la soluzione dei
problemi. Che è sostanzialmente la stessa cosa di negarne
la serietà e la gravità.
Ma si sa che parlarne di questi tempi non porta
voti.
Magdi Allam
Corriere della Sera di giovedì 9 febbraio 2006
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