UN PASSO VERSO
Il tema della
mobilità sanitaria (intesa in senso lato come mobilità di pazienti, operatori
sanitari e servizi medici) ha sollevato, nell’ultimo decennio, una serie di importanti problematiche. L’accesso ai servizi sanitari
in un altro Stato membro (dell’Unione Europea n.d.r.), infatti, non coinvolge
solo le politiche di salute pubblica ma anche il coordinamento dei sistemi di
sicurezza sociale, le libertà fondamentali e i principi della libera
circolazione delle persone e dei servizi.
Commissione Ue e Paesi membri hanno cominciato a studiare questo
fenomeno da anni per poi dar vita, nel
Nella stesura
delle linee guida il gruppo di lavoro è partito dalla constatazione che
sussistono ancora enormi differenze nelle basi giuridiche e nei modi in cui la
mobilità viene regolamentata tra i Paesi membri che,
come noto, hanno competenza esclusiva in materia di organizzazione sanitaria. Dall’altro
lato, però, non poteva essere trascurata la recente giurisprudenza della Corte Ue (sentenze “Kohll e Decker” del 1998, “Vanbraekel”
del 2001, “Muller-Faurè e Van
Riet” del 2003 e “Keller”
del 12 aprile 2005) in base alla quale si può oggi
affermare che i servizi sanitari devono considerarsi dei servizi a tutti gli
effetti, trattandosi di prestazioni fornite contro una remunerazione, ai quali
devono applicarsi le norme Ue sulla libera circolazione.
E in questo non avrebbe alcun rilievo che si appartenga
a un sistema mutualistico ovvero in un regime di prestazioni in natura, tipico
dei sistemi nazionali.
Quanto al
contenuto delle linee guida va detto, innanzitutto,
che si tratta di regole generali e non vincolanti, i cui destinatari non sono
il singolo paziente bensì gli operatori sanitari come le Mutue assicuratrici,
gli ospedali e le Asl che sempre più speso, per
ragione di opportunità logistica (ad esempio per un Paese come Malta è più
semplice inviare all’estero i propri pazienti affetti da malattie rare o
complesse) e finanziaria (è il caso dei recenti accordi tra mutue tedesche e
alcuni ospedali della Repubblica Ceca) si rivolgono a fornitori di servizi e
cure (altri ospedali, laboratori di analisi ecc.) appartenenti a un diverso
Stato membro.
Gli obiettivi
delle linee guida – che saranno soggette a revisione
tra due anni dopo un primo periodo di proposta e applicazione volontaria –
mirano, in primo luogo, a facilitare le istituzioni sanitarie che si affidano
alla fornitura transnazionale di servizi medici offrendo loro uno schema
contrattuale predefinito, arricchito con esempi di buone pratiche già in uso,
che tiene conto delle regole e prassi condivise tra i Paesi e salvaguarda i principi
generale della solidarietà e dell’universalità.
Nel suo
articolato il documento è diviso sostanzialmente in tre parti in cui vengono chiariti una serie di concetti base diretti a
definire un primo “vocabolario comune” a livello comunitario e viene proposto
un quadro generale di riferimento riguardo alle contrattazione sul prezzo delle
prestazioni sanitarie, allo scambio di informazioni tra le parti e nei
confronti dei pazienti e alle precedure
amministrative. Ma l’interesse sta soprattutto nella sua terza parte, dove vengono proposte indicazioni specifiche su come dovrebbero
essere scritti i contratti e sulle relative clausole in modo da evitare contestazioni
e disparità di trattamento dei pazienti.
Norme altrettanto
importanti sono quelle che riguardano le eventuali procedure autorizzative, i meccanismi uniformi per il pagamento e il rimborso
del paziente, l’organizzazione dei viaggi e il supporto linguistico al paziente
e ai suoi familiari, il proseguimento delle cure, i controlli, la convalescenza e la
riabilitazione prima e il ritorno in Patria nonché, infine, i reclami e le
procedure collegate.
In conclusione,
queste nuove linee guida sono la dimostrazione che
nella Ue l’assistenza sanitaria va oramai oltre i
confini locali ed è parte di una problematica più ampia che può essere risolta
solo attraverso una cooperazione uniforme tra i Paesi membri. La disponibilità
e l’accessibilità alla cure e le politiche nazionali
in questo settore stanno entrando sempre più sotto l’influenza della Ue. Migliorare la mobilità dei pazienti e dei
professionisti non è essenziale solo per la
realizzazione del mercato comune, ma potrebbe contribuire anche a un utilizzo
più efficiente delle risorse nazionali.
In questo senso,
le linee guida rispondono all’idea che la diversità
tra i diversi sistemi sanitari nell’Europa allargata non devono essere
considerate un ostacolo, ma dovrebbero invece stimolare la circolazione delle
persone e una sana competizione tra sistemi sanitari di alto livello.
Francesco Ronfini
Membro del Gruppo Ue di alto livello
sui servizi sanitari e le cure mediche
Il
sole24ore sanità del 14-20 febbraio 2006