UN PASSO VERSO LA SALUTE SENZA CONFINI

 

   Il tema della mobilità sanitaria (intesa in senso lato come mobilità di pazienti, operatori sanitari e servizi medici) ha sollevato, nell’ultimo decennio, una serie di importanti problematiche. L’accesso ai servizi sanitari in un altro Stato membro (dell’Unione Europea n.d.r.), infatti, non coinvolge solo le politiche di salute pubblica ma anche il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, le libertà fondamentali e i principi della libera circolazione delle persone e dei servizi.

   Commissione Ue e Paesi membri hanno cominciato a studiare questo fenomeno da anni per poi dar vita, nel 2004, a uno specifico Gruppo di alto livello sui servizi sanitari e le cure mediche incaricato di studiare il fenomeno e fornire proposte all’Ue. Nella riunione del 7 febbraio scorso a Bruxelles l’apposito gruppo di riflessione ha aperto i lavori per il 2006 dopo aver trasmesso al consiglio dei ministri della Salute Ue le prime “Linee guida per gli acquisti frontalieri di servizi sanitari” effettuati tra fornitori e acquirenti di servizi che non siano pazienti beneficiari del servizio. Queste linee guida mirano a dare una più precisa definizione delle basi giuridiche su cui trovano fondamento le diverse ipotesi di mobilità con l’obiettivo primario di aiutare gli operatori nell’acquisto e fornitura di servizi sanitari transfrontalieri. Questo lavoro sarà seguito, nel 2006, da uno studio approfondito sui criteri di qualità e sicurezza che devono avere le cure e trattamenti in un altro Paese membro, compresa la definizione dei diritti e doveri dei pazienti e in particolare del diritto a un’informazione corretta e adeguata. Seguirà quindi, nel 2007, lo studio e la quantificazione dell’impatto finanziario della mobilità e le sue conseguenze sui Sistemi sanitari dei Paesi membri.

   Nella stesura delle linee guida il gruppo di lavoro è partito dalla constatazione che sussistono ancora enormi differenze nelle basi giuridiche e nei modi in cui la mobilità viene regolamentata tra i Paesi membri che, come noto, hanno competenza esclusiva in materia di organizzazione sanitaria. Dall’altro lato, però, non poteva essere trascurata la recente giurisprudenza della Corte Ue (sentenze “Kohll e Decker” del 1998, “Vanbraekel” del 2001, “Muller-Faurè e Van Riet” del 2003 e “Keller” del 12 aprile 2005) in base alla quale si può oggi affermare che i servizi sanitari devono considerarsi dei servizi a tutti gli effetti, trattandosi di prestazioni fornite contro una remunerazione, ai quali devono applicarsi le norme Ue sulla libera circolazione. E in questo non avrebbe alcun rilievo che si appartenga a un sistema mutualistico ovvero in un regime di prestazioni in natura, tipico dei sistemi nazionali.

   Quanto al contenuto delle linee guida va detto, innanzitutto, che si tratta di regole generali e non vincolanti, i cui destinatari non sono il singolo paziente bensì gli operatori sanitari come le Mutue assicuratrici, gli ospedali e le Asl che sempre più speso, per ragione di opportunità logistica (ad esempio per un Paese come Malta è più semplice inviare all’estero i propri pazienti affetti da malattie rare o complesse) e finanziaria (è il caso dei recenti accordi tra mutue tedesche e alcuni ospedali della Repubblica Ceca) si rivolgono a fornitori di servizi e cure (altri ospedali, laboratori di analisi ecc.) appartenenti a un diverso Stato membro.

   Gli obiettivi delle linee guida – che saranno soggette a revisione tra due anni dopo un primo periodo di proposta e applicazione volontaria – mirano, in primo luogo, a facilitare le istituzioni sanitarie che si affidano alla fornitura transnazionale di servizi medici offrendo loro uno schema contrattuale predefinito, arricchito con esempi di buone pratiche già in uso, che tiene conto delle regole e prassi condivise tra i Paesi e salvaguarda i principi generale della solidarietà e dell’universalità.

   Nel suo articolato il documento è diviso sostanzialmente in tre parti in cui vengono chiariti una serie di concetti base diretti a definire un primo “vocabolario comune” a livello comunitario e viene proposto un quadro generale di riferimento riguardo alle contrattazione sul prezzo delle prestazioni sanitarie, allo scambio di informazioni tra le parti e nei confronti dei pazienti e alle precedure amministrative. Ma l’interesse sta soprattutto nella sua terza parte, dove vengono proposte indicazioni specifiche su come dovrebbero essere scritti i contratti e sulle relative clausole in modo da evitare contestazioni e disparità di trattamento dei pazienti.

   Norme altrettanto importanti sono quelle che riguardano le eventuali procedure autorizzative, i meccanismi uniformi per il pagamento e il rimborso del paziente, l’organizzazione dei viaggi e il supporto linguistico al paziente e ai suoi familiari, il proseguimento delle cure, i  controlli, la convalescenza e la riabilitazione prima e il ritorno in Patria nonché, infine, i reclami e le procedure collegate.

   In conclusione, queste nuove linee guida sono la dimostrazione che nella Ue l’assistenza sanitaria va oramai oltre i confini locali ed è parte di una problematica più ampia che può essere risolta solo attraverso una cooperazione uniforme tra i Paesi membri. La disponibilità e l’accessibilità alla cure e le politiche nazionali in questo settore stanno entrando sempre più sotto l’influenza della Ue. Migliorare la mobilità dei pazienti e dei professionisti non è essenziale solo per la realizzazione del mercato comune, ma potrebbe contribuire anche a un utilizzo più efficiente delle risorse nazionali.

   In questo senso, le linee guida rispondono all’idea che la diversità tra i diversi sistemi sanitari nell’Europa allargata non devono essere considerate un ostacolo, ma dovrebbero invece stimolare la circolazione delle persone e una sana competizione tra sistemi sanitari di alto livello.

 

Francesco Ronfini

Membro del Gruppo Ue di alto livello
sui servizi sanitari e le cure mediche

 

Il sole24ore sanità del 14-20 febbraio 2006

 

PRIMA PAGINA