L'ITALIA SUPERA GLI USA. IN TIRCHIERIA
Meno aiuti al Terzo
mondo che premi ai dipendenti del Tesoro
L' ultima finanziaria
ha stanziato 392 milioni per la lotta alla fame e all' Aids,
pari allo 0,11% del Pil: sette volte meno di quanto
era stato promesso
Che vergogna: primi!
C'è una tabella, nelle classifiche internazionali dei paesi ricchi, in cui non
ci batte nessuno: siamo il paese più avaro negli aiuti ai paesi
poveri. Così tirchio che con l'ultima finanziaria destiniamo al Terzo Mondo,
alla lotta alla fame, alla guerra all'Aids, al riscatto delle favelas, 392
milioni di euro:
Sia chiaro: non è colpa (solo) della destra
al governo. Quello 0,7% che avevamo deciso di versare con gli altri Paesi
occidentali (Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia e Lussemburgo vanno
addirittura oltre) non l' abbiamo
Va da sé che lo scandalo fu preso a pretesto
per colpire non chi aveva mangiato sugli affamati, ma gli affamati.
E gli aiuti, dal massimo storico dello 0,34% nel '92,
vigilia di Tangentopoli, sono scesi e scesi. Fino a spingere Silvio Berlusconi, appena insediato a palazzo
Chigi, a manifestare il suo imbarazzo perché l'Ulivo
gli aveva consegnato un paese che stanziava negli aiuti ai paesi poveri lo
0,13% del prodotto interno lordo. Gli pareva indecente, questo lascito della
sinistra: «Tante chiacchiere, niente fatti».
Mica come lui. Prima garantì che l'Italia
avrebbe innalzato la quota allo 0,33% «entro il 2006». Poi gli sembrò troppo
poco e sparò: «M'impegno progressivamente a mettere a disposizione dei paesi
che ne hanno bisogno maggiori risorse fino ad arrivare all'1%
del Pil». Quindi, ribadita
dieci volte la promessa, sancì solenne: «Il tempo delle prove è finito, è il tempo di agire». Applausi. Umberto Bossi
tuonava: «Migliaia di anni abbiamo lavorato per
costruire questo Paese. Ci mancherebbe altro che lo apriamo
al mondo. Ci sono cinque miliardi di poveracci. Si rovescerebbero
in Europa, sarebbe finito l'Occidente. Bisogna aiutare la gente a casa
loro: questo è il fine della nostra politica». Pierferdinando
Casini: «Non è terzomondismo da strapazzo denunciare che i paesi ricchi
continuano pervicacemente a difendere i loro privilegi e non si pongono i
problemi degli altri». E da
Chiacchiere. Dicono i numeri, denuncia
Scommettiamo? L' obiezione sarà: l'11 settembre,
il caro petrolio, l'offensiva della Cina, lo tsunami, il black-out, la neve sull'Appennino... Falso: un
dossier di «Sbilanciamoci» dimostra che «l'aiuto pubblico allo sviluppo è
aumentato nel 2004 fino al livello più alto mai raggiunto» (78,6 miliardi di
dollari), che i nostri versamenti sono pari a un terzo
di paesi come la Francia e la Germania (non ci viene ripetuto continuamente che
«loro stanno peggio di noi»?), che la Spagna ha raddoppiato i suoi contributi e
così via. Solo noi ci chiudiamo nell'egoismo: solo noi.
La stessa «relazione sullo stato di
previsione del ministero degli Esteri per l'anno finanziario 2006» diceva che in base agli obiettivi «con
Macché: i 552,6
milioni sono diventati 392. Consentendo di risparmiare, sulle
bidonvilles e le epidemie di colera e le campagne per
salvare milioni di bambini sieropositivi, una bella fetta dei soldi
necessari a stanziare i premi da 14 mila euro fatti trovare sotto l'albero a
centinaia di dirigenti della Ragioneria dello Stato. E
intanto, i paesi poveri aspettano. E con loro aspettano i tremila volontari che
si dannano l'anima alle frontiere del mondo curando lebbrosi e suturando ferite
e costruendo stampelle per 1000 euro al mese. Mille,
che diventano 3.000 e cioè un terzo di quanto prende
un autista nelle ambasciate disagiate, solo nel caso di specialisti assunti per
missioni speciali. L'anno scorso, tutte insieme, le
146 Ong riconosciute hanno ricevuto dallo Stato 68
milioni di euro. Un sesto del loro bilancio, che grazie a Dio
conta sulla generosità dei privati, sennò addio.
Quest'anno avranno
ancora meno. E c' è chi, come il Cuamm, la più grande organizzazione sanitaria italiana in Africa, che ha
94 medici e infermieri sparsi per i paesi più disperati del continente nero in
20 ospedali, 14 distretti, 3 centri di riabilitazione motoria, scuole e
università, avanza dallo Stato un milione e 272 mila euro, molti dei quali
addirittura da cinque anni. Pura coincidenza: la stessa cifra destinata quest'anno a un centinaio di
dirigenti del Tesoro.
Gian
Corriere
della Sera di sabato 31 dicembre 2005