Una notizia e un’intervista per i quali
non c’è bisogno di commento
I Sinti querelano il leghista Tosi
Non ci hanno pensato
due volte. Quando hanno letto un articolo pubblicato su un giornale a
diffusione nazionale, gli otto sinti che si erano costituiti parti civili nel
processo nei confronti di Flavio Tosi e di altri cinque militanti leghisti
condannati per razzismo, hanno querelato per diffamazione l’assessore regionale
della Lega Nord. Si sono ritenuti offesi dai commenti sulla vicenda degli
arresti dei rom coinvolti nell’inchiesta sulla pedofilia, accusati di aver
favorito la prostituzione dei loro figli.
Le frasi riportate nelle querele sono due, una dietro l’altra, e attribuite a
Tosi dall’autore dell’articolo. La prima: «Oltre alla condanna a sei mesi, abbiamo
dovuto risarcire anche 57mila euro di danni morali ai rom che si sono
costituiti parte civile nel processo». La seconda frase immediatamente
successiva è questa: «Ora si scopre che alcune di queste persone facevano
prostituire i figli e spacciavano cocaina».
Gli otto sinti, mai coinvolti nell’inchiesta sulla pedofilia, lamentano una
lunga serie di inesattezze. Prima di tutto, ricordano che loro vivono in via
Sogare allo stadio e non ai campi della Monsuà o di Boscomantico. Spiegano
anche che i loro nomi in occasione del processo furono pubblicati sulla stampa
e quindi conosciuti da Tosi e anche da altre persone. E aggiungono che nessuno
di loro è mai stato indagato per simili reati. Inoltre, alcuni di loro
dichiarano di essere genitori di minorenni, facendo capire chiaramente che
essere indicati come padri o madri che consegnano i figli ai pedofili «tende a
diffondere le immagini nostre, in quanto nomadi, come spacciatori di sostanza
stupefacente, o ancora peggio, come sfruttatori della prostituzione dei nostri
figli».
Nella querela i sinti ritengono che il giornalista avrebbe dovuto verificare la
notizia che loro non sono le stesse persone arrestate nell’ambito
dell’inchiesta sulla pedofilia e spaccio di droga. «Lo scritto», secondo i
nomadi di via Sogare, «induce l’ignaro lettore a credere che le persone alle
quali è stato riconosciuto il risarcimento di un danno morale nel processo che
vedeva imputato Flavio Tosi siano le stesse arrestate per sfruttamento della
prostituzione minorile e spazio di sostanze stupefacenti».
Infine, i sinti scrivono che finora non hanno ricevuto un solo euro per il
risarcimento sancito dal tribunale perché la sentenza ha concesso la
sospensione condizionale della pena e, pertanto, quell’importo (danni più spese
legali) dovrà essere versato solo dopo l’ultimo grado di giudizio.
Gli avvocati ai quali è stato conferito il mandato per costituirsi parti civili
in questo procedimento, qualora arrivasse a giudizio, sono Paola Malavolta,
Federica Panizzo ed Enrico Varali, gli stessi legali che hanno assistito i
sinti nel processo per istigazione all’odio razziale.
Luigi Grimaldi
L’Arena di Verona
di sabato 16 luglio 2005
Ma l’assessore replica «Non parlavo di loro»
Cade
dalle nuvole. L’assessore regionale Flavio Tosi, appena sa delle querele
depositate dai sinti, fa fatica a capire il motivo. E sostiene che in
quell’intervista non ha mai rilasciato dichiarazioni che si riferissero ai
sinti che si erano costituiti parti civili al processo per razzismo.
Assessore Tosi, allora com’è andata?
«Non ho mai usato le mie parole in riferimento alle persone che avevano
chiesto i danni al nostro processo».
Le rileggo le frasi: Oltre alla condanna a sei mesi, abbiamo dovuto
risarcire anche 57mila euro di danni morali ai rom che si sono costituiti parte
civile nel processo. Ora si scopre che alcune di queste persone facevano
prostituire i figli e spacciavano cocaina. Lei le ha effettivamente
pronunciate?
«Al di là di come è stata scritta la frase, io mi sono riferito alle
persone ospiti nei campi nomadi del Comune di Verona e non certo a quelle che
si sono costituite parti civili. La sostanza del problema resta: io ho raccolto
le firme contro il campo nomadi abusivo e mi sono preso 57mila euro da risarcire
a chi faceva parte di questo campo nomadi. L’indagine per pedofilia, lo so
bene, riguarda altre persone. Purtroppo, i nominativi dei sinti che si sono
costituiti contro di noi me li ricordo bene, so perfettamente che non sono
coinvolti nell’altra vicenda».
Senta, e l’affermazione abbiamo dovuto risarcire che senso ha
se i sinti non hanno ancora avuto un soldo?
«Va bene, se dobbiamo andare sulle sottigliezze, allora io ho detto che siamo
stati condannati a risarcire, non il contrario».
Ma quando è stato pubblicato l’articolo, lei ha letto come erano state
riportate le sue dichiarazioni?
«Rileggerei volentieri tutto quello che viene scritto su di me, ma, molto
sinceramente, non ho il tempo».
Una curiosità a proposito del risarcimento: voi state chiedendo soldi ai
militanti, ma che fine stanno facendo?
«Sono raccolti in un conto apposito e saranno destinati al procedimento
penale».
Luigi Grimaldi
L’Arena di Verona
di sabato 16 luglio 2005
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