Gli immigrati
salveranno l'Europa che non fa figli
Nel
presentare un piano che offra alle famiglie nuovi incentivi per avere più
figli, il governo francese ha cercato di porre rimedio al profilarsi di una
crisi demografica profondamente inquietante: che non colpisce soltanto la
Francia ma tutta l'Europa. I francesi hanno uno dei tassi di natalità più
elevati d'Europa: circa 1,9 figli per donna contro l'1,3 di Germania, Italia e
Spagna. Ma siccome per mantenere la popolazione francese a un livello
d'equilibrio è necessario un tasso di 2,07, persino loro, notoriamente più
intraprendenti degli anglosassoni, sono preparati a veder diminuire nei
prossimi anni i loro connazionali. In Germania, in Italia e in Spagna il
problema sarà anche più grave. Il declino della popolazione europea promette di
soffocare un'economia che ha fame di lavoratori, e di mandare in fallimento i
suoi sistemi pensionistici. Secondo uno studio recente, l'invecchiamento della
popolazione europea potrebbe ridurne la crescita economica del 50% entro il
2040. La crescita economica all'interno dell'Ue è già rallentata rispetto a
quella statunitense per due motivi principali: gli europei lavorano ogni anno
il 15% in meno circa rispetto agli americani, e la popolazione statunitense è
in costante crescita mentre quella europea è stagnante. Sarà che gli europei
preferiscono il tempo libero (e che le loro economie sono in grado di
sopportarlo), ma non possono permettersi anche un costante declino della
popolazione in età lavorativa. Questo, però, è quel che ci aspetta. In Italia,
per esempio, la popolazione in età lavorativa è pronta a ridursi del 20% entro
il 2035, e di un ulteriore 15% entro il 2050. In Francia, 10 lavoratori mantengono
4 pensionati attraverso il sistema previdenziale. Il Fondo monetario
internazionale valuta che entro il 2050 il numero dei pensionati in Francia
sarà pari a quello dei lavoratori. Lo stesso discorso vale per la Germania. E
addio solvenza dei sistemi pensionistici. Gli incentivi francesi per
incrementare il tasso di natalità è un passo nella giusta direzione. Incentivi
economici, maggiore flessibilità nei congedi per le famiglie con neonati e
ulteriore disponibilità di asili nido a tariffe sostenibili hanno già
contribuito a portare il tasso di natalità di Francia e Scandinavia a livelli
ben superiori rispetto alla media europea. Il che induce a pensare che le donne
faranno più figli se lo Stato le metterà in condizione di equilibrare
aspirazioni professionali e vita familiare. I palliativi economici da soli
tuttavia non bastano a dare una svolta al declino demografico europeo. In
definitiva, i Paesi europei dovranno integrare i loro sforzi per incrementare
il tasso di natalità con altre due iniziative: la riforma dei sistemi
previdenziali e la riforma delle politiche di immigrazione. La riforma
pensionistica imporrà il taglio delle prestazioni e l'aumento dell'età
pensionabile, compito non facile in popolazioni abituate a ricevere prestazioni
per l'intero arco di una vita. Con o senza tassi di natalità più elevati e
riforme pensionistiche, l'Europa dovrà comunque importare manodopera se vuole
sostituire la sua forza lavoro in diminuzione. Non sarà un compito facile,
però, nemmeno aprire le porte ad altri immigrati. Per ora, buona parte delle
facce nuove viene dai nuovi Paesi membri dell'Europa centrale, dove i salari
sono considerevolmente più bassi che in quella occidentale. Anche in Europa
centrale, però, il tasso di natalità è ben al di sotto dei livelli di
sostituzione, il che significa che l'Unione Europea dovrà guardare all'Africa
settentrionale, alla Turchia e al Medio Oriente, dove un aumento incontrollato
della fascia giovanile unito a un'elevata disoccupazione darà abbondante
disponibilità di lavoratori nei decenni futuri. Il problema è che la maggior
parte dei Paesi europei è riluttante ad accettare un sostanziale incremento di
popolazione musulmana. Le comunità musulmane presenti in Europa non sono ben
integrate nel tessuto sociale. Tendono a essere isolate e lontane dalle
popolazioni in prevalenza cristiane che hanno attorno. Non è un caso che la
Costituzione europea sia stata respinta recentemente in Francia e in Olanda,
due Paesi con una popolazione musulmana di notevoli dimensioni, con il risultato
di significative tensioni sociali. Gli elettori hanno in parte manifestato la
loro opposizione alla prospettiva di un'immigrazione incontrollata dalla
Turchia nel caso in cui questo Paese entrasse nell'Unione. Se devono migliorare
l'integrazione degli immigrati musulmani nelle rispettive società, gli europei
(che lo devono fare) avranno bisogno di adottare in maniera più ampia una
definizione civile di nazionalità, che accolga i nuovi venuti indipendentemente
dalla loro origine e convinzione religiosa. Devono anche provvedere alla
formazione linguistica e professionale; altrimenti, gli immigrati seguiranno la
via più veloce della cittadinanza di seconda classe. E anche i leader musulmani
in Europa dovranno fare la loro parte, incoraggiando le rispettive comunità a
perseguire l'integrazione anziché la segregazione, e appoggiando politiche di
moderazione anziché di scontro. Ci vuol altro che le mamme di Francia per
popolare l'Europa. Sarà meglio che il piano di Parigi per produrre più francesi
serva da sveglia per l'attuazione di riforme economiche e sull'immigrazione di
ampio respiro. Altrimenti, l'Unione Europea potrebbe presto diventare una casa
di riposo in bancarotta.
CHARLES A. KUPCHAN
© Los Angeles Times (Traduzione di
Monica Levy)
Il
Corriere della Sera di Giovedì