IL DISASTRO AL COMANDO
Né la
morte del Giudice Presidente della Corte Suprema, né gli sforzi isterici dei
consiglieri politici della Casa Bianca in preda al panico possono nascondere
l'enormità del disastro della leadership del presidente (Bush) della scorsa
settimana. La catastrofe di New Orleans si gonfiava ululando come i venti
infernali e arrivava in diretta e a colori sugli schermi TV attraverso gli
Stati Uniti e nel mondo intero.
La
"Grande Facile" (Big Easy il soprannome colloquiale di New Orleans)
si era trasformata nella Grande Ferita, e la colossale incapacità di George W.
Bush di intervenire vigorosamente e rapidamente per salvare decine di migliaia
di cittadini americani che soffrivano e morivano orribilmente era davanti agli
occhi del mondo. Gli ospedali con
pazienti in fin di vita erano lasciati senza energia elettrica, con impianti di
ventilazione bloccati, con l'acqua che allagava i piani inferiori, i cadaveri
che marcivano nei corridoi e nelle scale. I pazienti incapaci di respirare o
con crisi epatiche scivolavano nel coma e nel sonno mortale di fronte ai medici
e ai parenti inerti. Erano Americani in condizioni disperate. Il presidente non
sembrava notare nulla. La morte e l'odore della putrefazione dominavano la
città. I cadaveri venivano smistati sulle sedie a rotelle o sulle sedie a
sdraio, o lasciati a decomporsi sui marciapiedi roventi per il sole. Alcuni galleggiavano
sull'acqua inquinata da feci umane. Folli degenerati giravano per la città
sparando ai soccorritori, picchiando e rapinando turisti e cittadini,
violentando donne e ragazze. Il presidente del paese più ricco e più potente
della storia del mondo sembrava non accorgersi di nulla. Il pubblico poteva
vedere i malati di diabete andare in shock insulinico alla televisione e si
potevano vedere i bambini con il colore pallido e lo sguardo vacuo della fame
che siamo abituati a vedere nei servizi dal terzo mondo. Si potevano vedere
piangere le loro madri sporche e affamate. I vecchi e gli ammalati gravi erano
lasciati nelle loro feci e molti morivano come animali sul pavimento di un
aeroporto trasformato in centro di "triage" ("triage" è la
procedura di valutazione della gravità di un paziente in condizioni di
emergenza). Per giorni il presidente degli Stati Uniti non si accorgeva di
nulla. Se ne sarebbe accorto se la maggior parte della gente colpita fosse
stata bianca e ricca. Ma non lo era.
Erano in maggioranza neri e poveri, e quindi, per George W. Bush e per
la sua amministrazione, ancora invisibili. Dopo giorni di critiche durissime da
Americani bianchi e neri, dai conservatori ai "liberals", dai
Repubblicani e dai Democratici, il presidente si è alla fine sentito in dovere
di agire, per quanto debolmente. (Il coro delle critiche da tutti i settori della
pubblica opinione che chiedeva al presidente di fare qualcosa mi dice che
questa nazione nel complesso è molto migliore della sua amministrazione.) Il
Signor Bush andò con un aereo a Sud venerdì e diede la prova (se ce ne fosse
stato ancora bisogno) di non avere ancora capito nulla. Invece di rivolgere con
urgenza la sua attenzione alla gente abbandonata, affamata, ammalata e in
agonia, il Presidente faceva battute leggere, ricordando a un certo punto i
giorni che lo avevano
visto
nei parties a New Orleans e riferendo che Trent Lott aveva perso una delle sue
case (a Pascagoula nel Mississipi), ma che la casa sarebbe stata rimpiazzata
con una "casa fantastica e io non vedo l'ora di sedermi nel portico…"
(Trent Lott senatore repubblicano del Mississipi ultra-conservatore noto per le
sue iniziative razziste). La performance del signor Bush della settimana scorsa
verrà ricordata come la peggiore in assoluto di un presidente durante una
durissima emergenza nazionale. Quello che abbiamo visto con grande chiarezza è
stata la tragica agonia della città di New Orleans e la pericolosa incompetenza
e mostruosa indifferenza per la sofferenza della gente del presidente e della
sua amministrazione. Ed è proprio questa incompetenza e indifferenza (si: il
macello continua a crescere in Iraq) che rende veramente difficile ogni
ottimismo sulle prospettive future degli Stati Uniti nei prossimi anni. In un
momento nel quale la necessità di guida innovativa è disperata per far fronte
ai problemi della guerra e della pace, del
terrorismo,
della sicurezza nazionale, degli imperativi economici della globalizzazione e
della crescente competizione per il petrolio, gli Stati Uniti sono guidati da
un uomo che sembra estraneo alla realtà delle sue terribili responsabilità.Come
un ragazzo che viene preparato per tentare una seconda volta un esame fallito,
il signor Bush si è riunito con i suoi manutengoli per vedere quali iniziative
possono essere prese per minimizzare le ricadute politiche della sua ultima
manifestazione di inettitudine. Ma non è una questione politica. E' un problema
di competenza. E
quando
un presidente è così ovviamente incapace di comprendere problemi di tale ovvia
importanza vuol dire che tutti noi, come la gente abbandonata a New Orleans,
siamo in guai molto, molto seri.
Bob
Herbert