Hanno richiuso la breccia di Porta Pia?
Passata la
commozione dei credenti, accantonato il giusto riserbo di quanti non credono ma portano rispetto all’Istituzione, bisognerà pure
discutere su come il mondo della politica e dei mass media ha trattato prima la
malattia e poi la morte del Papa. È vero che tanti in punto
di morte si riscoprono credenti, anche molti che in vita hanno professato un
ateismo militante, ma com’è possibile che quasi tutto il ceto politico sia
andato a prostrarsi venerdì sera davanti al Cardinal Ruini per pregare per la
salute di Karol Wojtyla? Non ci si può inginocchiare e
pregare davanti all’altare se non si è credenti. Non è solo un insulto
per chi crede davvero, ma è anche un pericoloso esercizio di ipocrisia
che non può essere giustificata neppure dalla paura di perdere qualche voto. Sono stati davvero pochi quelli che hanno dimostrato di
avere rispetto e senso della misura, qualità che invece sono largamente mancate
ai vertici di Rai e Mediaset.
I
telespettatori per due o tre giorni sono rimasti ostaggio di un
regime funerario che ha eliminato quasi completamente ogni forma di
intrattenimento e imposto a tutti programmi di lutto stretto, cominciato, in
qualche caso prima ancora che il Papa morisse.
Sull’informazione
è scesa la cappa di un black out che ha nascosto il
resto del mondo in base a una logica incomprensibile, secondo cui le uniche
Notizie, con la maiuscola, erano quelle che riguardavano Giovanni Paolo II. Per
un’allucinazione collettiva dei vertici delle Tv, l’intero popolo italiano è
stato trasformato in una comunità di cattolici credenti e osservanti, quando
tutte le indagini demoscopiche ci dicono che questi sono al massimo qualche
milione e che la stragrande maggioranza della popolazione vive la religione in
modo molto libero, con gli agnostici che sono un
esercito sterminato e gli atei una comunità forte e rigogliosa. E in nessun
conto sono state tenute poi le comunità di ebrei,
musulmani e valdesi, che certo nutrono rispetto per la Chiesa ma che
altrettanto probabilmente hanno avvertito con qualche fastidio questa
imposizione da stato teocratico che avrebbe fatto l’invidia dell’Iran
khomeinista.
E che razza di informazione è stata poi data? Possibile che solo la
stampa estera si sia sforzata di ricordare i limiti,
gli errori, i difetti e le mancanze di questo papato? Da noi
Karol Woytjla, è stato beatificato ancora in vita, contribuendo così a
svilirne, agli occhi dei più, le qualità che pure aveva. Mai, come in questa occasione, lo Stato italiano, a tutti i livelli, è
apparso così poco autonomo rispetto alla Chiesa e alla religione, e la breccia
di Porta Pia così lontana nel tempo.
Carlo Correr
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della Domenica anno 8 n. 13 di domenica 10 aprile 2005