Recensione

 

Politiche innovative nel SSN: i primi dieci anni dei DRG in Italia

a cura di Nicola Falcitelli e Tommaso Langiano 

 

  Il testo Politiche innovative nel SSN: i primi dieci anni dei DRG in Italia, edito da Il Mulino per conto della Fondazione SmithKline e curato da Nicola Falcitelli e Tommadso Langiano, non ha la presunzione di fornire una diagnosi certa in merito alle conseguenze dell’introduzione del pagamento a prestazione nel SSN. Lo scopo esplicito del testo, che raccoglie i contributi prodotti dai componenti un gruppo di lavoro costituito nell’estate 2003 dalla Fondazione SmithKline, consiste nel fornire un primo contributo documentato relativamente agli effetti oggi misurabili a livello nazionale e a livello regionale a dieci anni dall’introduzione del pagamento a prestazione delle attività ospedaliere nel nostro Paese.

  Non è azzardato affermare che l’introduzione del pagamento a prestazione è una delle poche riforme effettivamente attuate nel SSN. Probabilmente è ora l’unica riforma di cui sia stato analizzato l’impatto in modo documentato.

  Gli Autori hanno essenzialmente cercato di rispondere a tre domande:

  1. sono stati raggiunti gli obiettivi attesi dall’introduzione del pagamento tariffario?
  2. quali interventi correttivi è opportuno apportare a questo sistema di pagamento dopo i primi dieci anni di utilizzo?
  3. è opportuno abbandonare questo sistema in favore di alternative più valide?

  La risposta alla prima domanda prende le mosse dalla specificazione dei risultati che si intendevano perseguire attraverso il passaggio dal pagamento degli ospedali in funzione dei fattori produttivi impiegati (come si diceva: “a piè di lista”) al pagamento in funzione delle prestazioni effettivamente erogate, tenendo conto non soltanto dei volumi delle stesse prestazioni, ma anche della loro tipologia e complessità assistenziale. Gli obiettivi che si intendeva in tal modo perseguire erano una più rigorosa capacità di previsione e controllo della spesa ospedaliera, il miglioramento dell’efficienza nell’utilizzo delle risorse (maggiori unità di prodotto a parità di risorse impiegate) e, infine, il miglioramento dell’equità distributiva, ovvero l’attribuzione di maggiori risorse agli erogatori che producessero prestazioni più numerose e di maggiore complessità.

  Tuttavia, prima di tentare di rispondere a questi fondamentali interrogativi, gli Autori cercano di comprendere se, in quale misura e con quale uniformità il pagamento a prestazione sia stato adottato nei diversi contesti regionali e nei confronti delle varie tipologie di erogatori. Si stima che almeno il 65 per cento dell’attività ospedaliera sia remunerata oggi con il sistema tariffario. E’ pur vero che nel decennio si è realizzata una progressiva differenziazione dei sistemi di remunerazione regionali, ma questa sembra conseguente, più che a differenti utilizzi del pagamento prospettico, alla necessità per le regioni di introdurre variazioni tariffarie a causa della mancata manutenzione del sistema successivamente alla emanazione del D.M. 30 giugno 1997.

  I dati riportati nel volume sembrano indicare un relativo contenimento della dinamica inflattiva della spesa ospedaliera. In particolare, il tasso di incremento della spesa ospedaliera nel periodo compreso tra il 1995 e il 2002 è risultato inferiore rispetto al tasso di incremento della spesa sanitaria complessiva. Nello stesso periodo si è ridotto il peso della spesa ospedaliera rispetto alla spesa sanitaria totale.

  Il miglioramento nell’efficienza ospedaliera è attestato dalla ormai ben nota e documentata riduzione della durata media della degenza, che dal 1994 al 2001 è passata da 8,9 a 6,8 giorni, con una riduzione del 24%. Contestualmente, è aumentata sensibilmente la numerosità dei ricoveri diurni (sia medici, sia chirurgici), mentre, a partire dall’anno 1998, la numerosità complessiva dei ricoveri ordinari si è ridotta. Infine, sia la complessità media della casistica, sia la proporzione dei casi chirurugici rispetto al totale dei ricoveri ordinari sono progressivamente aumentate. Tutti questi fenomeni inducono ad affermare che l’effetto sinergico del pagamento tariffario e dell’attivazione progressiva dei controlli esterni da parte delle regioni e della aziende sanitarie hanno determinato un sensibile miglioramento nell’efficienza e nell’appropriatezza dell’utilizzo dell’ospedale.

  In merito all’effetto sull’equità distributiva, gli Autori sostengono che le regioni non hanno enfatizzato il possibile ruolo pro-concorrenziale del sistema tariffario, ma lo hanno utilizzato all’interno di un modello, in pratica da tutte le regioni condiviso, centrato sul ruolo strategico del servizio pubblico, non soltanto sul versante del finanziamento, ma anche su quello della produzione. Per questo, il finanziamento a prestazione non ha determinato un sensibile incremento della quota di mercato degli erogatori privati, ma è stato utilizzato dalle regioni essenzialmente quale strumento di controllo dei volumi e della tipologia dell’offerta ospedaliera e quindi per il controllo della spesa ospedaliera.

  La analisi e i dati riportati nel volume, pur con le prudenze correlate alle parziali incompletezze delle basi informative, inducono ad affermare che i risultati attesi dalla introduzione del sistema di paganeto prospettico (SPP) sono stati sostanzialmente raggiunti. Gli Autori aggiungono che i fenomeni rilevati e documentati in seguito all’introduzione del SPP sono del tutto coerenti con l’evoluzione in corso nei sistemi ospedalieri in quanto gli stessi fenomeni, con tempi e intensità differenziati, si sono realizzati anche negli altri sistemi ospedalieri. Si può, quindi, concludere che il pagamento a prestazione delle attività ospedaliere ha facilitato e accelerato l’evoluzione attesa nel nostro sistema ospedaliero.

  La consapevolezza della sostanziale efficacia dimostrata dal SPP non impedisce di riconoscere i ritardi che si sono progressivamente accumulati relativamente all’aggiornamento delle diverse parti che compongono il sistema di remunerazione: sia il sistema di codifica, sia la versione dei DRG utilizzata, sia le tariffe ad essi associate sono rimasti immodificati dal 1997 in poi. Questa situazione di immobilismo manutentivo comporta gravi rischi nella tempestività della introduzione di nuove tecnologie sanitarie realmente efficaci – persino se la loro adozione dovesse comportare un migliore rapporto tra i costi e i benefici. Analogamente, il trascorrere del tempo aggrava i limiti della scarsa specificità clinica della versione DRG a suo tempo adottata, soprattutto per quell’area di casistica (riabilitazione, pediatria, neuropsichiatria) in merito alle quali già le Linee guida emanate dal Ministero della Salute (allora Ministero della Sanità) nel 1995 individuavano rilevanti criticità in merito alla capacità della versione DRG in uso a rappresentare esaurientemente e con adeguata specificità la stessa casistica. Infine, il mancato aggiornamento delle tariffe e dei pesi relativi rende sempre più aleatorio il loro collegamento con i costi di produzione delle prestazioni ospedaliere.

  E’ ragionevole proporre oggi la sostituzione del pagamento prospettico basato sui DRG? In senso stretto, questa è una decisione di pertinenza politica: la scelta del sistema di remunerazione deve essere coerente con il modello generale di sistema e deve essere operata sulla base degli incentivi che si intendono promuovere. Entrambe queste dimensioni sono propriamente politiche. Il volume qui presentato fornisce i dati e le riflessioni che dovrebbero consentire ai decisori politici di compiere una scelta documentata e consapevole. Ma anche ad una attenta lettura non vi si individua alcun elemento che possa indurre a rispondere in modo affermativo alla domanda su riportata. Migliorare uno strumento che si è dimostrato sostanzialmente adeguato allo scopo è certamente un compito molto gravoso e meno spendibile in termini pubblicitari, ma molto più realistico ed utile rispetto alla ricerca di inattuali alternative.

 

Francesca Vanara

 

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