Editoriale

 
L'argomento di questo editoriale mi è stato suggerito dalla lettura del bel libro di Marco Marzano, Scene finali. Morire di cancro in Italia (Il Mulino), perché è un esempio incisivo di come si possano trarre da esperienze personali di malattia indicazioni di carattere generale, utili per incidere sulla qualità dell'assistenza e dei servizi. L'enfasi che in questi anni è stata data alle problematiche organizzative ed economiche in sanità è certamente servita a modernizzare il sistema, in particolare nel nostro paese, dove la pratica della medicina era per molti aspetti ancora magico-artigianale. Però adesso è ora di capire che bisogna fermarsi (anche perché chi non ha colto o accettato la modernizzazione non lo farà mai più: dobbiamo solo attenderne il pensionamento!), per riprendere con coraggio il discorso sui contenuti. Ma anche su questi è tempo, assieme all'opportuna crescita dell'Educazione Continua in Medicina, di ripensare alla ricerca di un equilibrio tra le evidenze scientifiche e l'analisi attenta dei casi singoli, le esperienze personali che possono suggerire utili indicazioni per la crescita complessiva della prassi clinica.
Marzano, sociologo finora dedito a studi in ambiti diversi e quindi osservatore delle vicende della sanità con una cultura non condizionata, nel suo volume parte dall'esperienza personale di assistenza al padre che muore di cancro. La provocazione intellettuale indotta dal ripensare a decisioni ed atti poi rivissuti criticamente (soprattutto la scarsa sincerità con il padre rispetto ai contenuti della malattia) portano a sviluppare un progetto di ricerca sul morire di cancro. Il libro nei diversi capitoli affronta la descrizione delle attività quotidiane delle persone che lavorano in ospedale (medici e infermieri) e di coloro che invece entrano come protagonisti nel mondo della malattia terminale (i pazienti ed i loro parenti). Il tutto in una prospettiva narrativa, che mira a cogliere il senso di azioni, paure, attese, incertezze. Il volume affronta anche il tema della cultura che domina nella sanità italiana, mettendo a confronto l'esperienza diretta dell'autore con le rappresentazioni pubbliche più o meno ufficiali della medicina che dovrebbe curare il tumore. Le ultime pagine sono dedicate ad alcune indicazioni programmatorie riguardanti l’organizzazione dell'oncologia nel nostro paese, con un'attenzione particolare agli hospice, alle cure palliative e alla formazione degli operatori. Il libro si legge con una grande facilità per la ricchezza e la profondità dei contenuti, che coinvolgono il lettore e non gli permettono distrazioni; allo stesso tempo non è privo di passaggi angoscianti, sia nella descrizione dei vissuti che nella critica alle modalità di prestazione dell'assistenza.
Ma il punto non è fare un riassunto del libro (che peraltro consiglio caldamente al lettore anche non medico, ma con compiti di programmazione e gestione), quanto richiamare l'attenzione sulla necessità di reimmettere le storie singole all'interno delle logiche del sistema sanitario, considerandole un possibile, valido contributo per la costruzione degli interventi di cura a livello della persona o di servizi complessi. Si discute sempre più spesso di ricerca traslazionale in medicina, cioè del trasferimento delle informazioni: delle nuove scoperte dalla ricerca di base alla clinica sperimentale e alla clinica diffusa. Vi è però anche un'altra tendenza, quella di mettere a punto strumenti per rilevare gli eventi a livello individuale o di piccoli gruppi per interpretarli e trarne indicazioni di carattere generale sulle quali sviluppare ricerche sia a livello clinico-biologico che organizzativo. Se questi studi si svilupperanno in modo adeguato, uscendo dall'aneddotica per assumere un buon livello di sistematizzazione, non potrà non giovarsene ampiamente tutto il sistema cure. Infatti, l'esperienza non solo contribuisce ad identificare le debolezze o i punti di forza di un sistema organizzato, suggerendo interventi adeguati, ma soprattutto permette di meglio comprendere le dinamiche umane di chi vive nel mondo della malattia, come vittima o come attore professionale. La ricerca di senso del proprio essere all'interno di un sistema di cure diviene un momento essenziale per garantire una prestazione adeguata, ottenendo risultati significativi sul piano oggettivo e soggettivo. In un sistema complesso, come si configura oggi a tutti i livelli il mondo della medicina (né potrebbe essere diverso se sappiamo essere lettori attenti della realtà), lo studio della comunicazione: paziente, caregiver, operatori di diverse professionalità costituisce un punto di partenza essenziale per comprendere le strade di un meccanismo di cura. Pensare di irrigidire questi sistemi dinamici all'interno di schematismi sarebbe illusorio e porterebbe alla crisi del sistema stesso. In questo ambito l'analisi dovrebbe essere particolarmente approfondita rispetto all'introduzione delle nuove tecnologie telematiche e di raccolta dati. Non si cerca – retoricamente - di umanizzare l'elettronica, ma di creare le condizioni essenziali e indispensabili perché possa essere operativa.
Il nostro tempo ci pone e ci porrà sempre più davanti agli occhi problematiche nelle quali la condizione individuale, le scelte del singolo divengono importanti momenti di decisione collettiva. Si pensi all’attuale dibattito sulla procreazione assistita, che vede in campo motivazioni personali (umane, religiose, politiche, psicologiche) che tra loro aggregandosi in modo incontrollabile avranno ricadute dirette a livello sociale, economico, organizzativo. Ciò è sempre avvenuto nella storia dei sistemi organizzati; ora è tempo di meglio studiare queste dinamiche, per non essere impreparati a capirne la direzione. La sanità non si governa solo con la leva economica o con il mito della tecnologia, come per troppo tempo si è cercato di fare: ogni giorno ne siamo più consapevoli. Però vi è bisogno di un'intensa elaborazione per delineare in modo serio le nuove strade. Il volume di Marzano ci offre strumenti per iniziare un percorso, insegnandoci l'umiltà metodologica, ma anche la ricchezza delle possibili indicazioni.

 

tendenze nuove 2/2005

 

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