«La Terza Via è viva
ed è al servizio dell'Europa»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA - Dice Anthony Giddens: «Se Tony Blair ha vinto le
elezioni, se il New Labour è ancora al governo, è perché hanno costruito su
potenti basi intellettuali, che rispondono ai cambiamenti nella società» . Dopo che la regina Elisabetta ha letto
il programma del terzo governo Blair, che tanto deve alle sue idee, Lord
Giddens ha ragione d'essere orgoglioso. Nella stanzetta in fondo al labirinto ch'è la London School of Economics (un tavolo, una sedia, un
computer e tanti libri alle pareti: molti, una quarantina di titoli, suoi)
Giddens, 67 anni e la solita camicia candida aperta sul collo, rivendica: «
Alla fine degli anni ' 80 non molti parlavano della globalizzazione, o della
nuova economia: a quell'epoca 45 lavoratori su cento erano nell'industria
manifatturiera, oggi solo 12. Fu allora che scrissi Oltre la
destra e la sinistra » . Erano le basi della Terza Via. Ma quando incontrò
Blair? «A metà degli anni '90. Fui coinvolto nel dialogo tra lui e Clinton.
Cercavano la risposta che i partiti di centrosinistra devono
dare a tanti problemi: non solo giustizia sociale, ma anche immigrazione,
crimine, sovranità. Facemmo la diagnosi efficace d'una società basata sui
servizi, col vecchio "class system" sostituito dalla cittadinanza e
dall'accesso allo Stato sociale. Ma prima conobbi Gordon Brown » . Ecco. Brown, il futuro premier. È vero che è più rosso di
Blair, un po' Old Labour? «Non credo proprio. Brown insiste sul dinamismo economico, su alto tasso d'occupazione,
innovazione, importanza dell'impresa e sulla partecipazione tra mano pubblica e
privata, se il privato fa meglio dello Stato burocratico. Crede che si debba
investire nei servizi pubblici, ma riformati, e offrire più scelta ai
cittadini. Non vedo differenze, se non perché Brown ha
più esperienza in economia» . Come giudica la campagna elettorale, quindi, e il
voto? «Be', era abbastanza chiaro dai primi sondaggi che la gente è un po' stufa del New Labour e ha meno coinvolgimento emotivo
con Tony Blair. D'altro canto, era evidente che i
conservatori non sarebbero usciti dal loro recinto del 30 33 per cento.
E i liberali hanno raccolto briciole. Mai sentito
parlare di razionalità delle folle? È
ciò che è successo: si voleva un governo laburista con una maggioranza meno
ampia, ed è uscito dalle urne. Se sia stato uno
scacco a Blair o uno storico terzo mandato, non saprei: sono entrambe tesi
sostenibili». Forse Blair è stanco, il Labour è stanco,
l'elettorato è stanco. «Diciamo così. I Tories non erano l'alternativa,
perché la visione thatcheriana del mondo, fatta d'isolamento,
non è più maggioritaria. Oggi la società è cambiata, è cosmopolita. Forse la
gente è sazia: sa, quando s'ottiene qualcosa poi si diventa indifferenti. Il tenore di vita è raddoppiato in 25 anni, ma è dato per scontato.
Le offro un dato: solo 28 giovani donne su cento si
sono prese la briga d'andare a votare. E pensare quanta fatica è costato il
voto alle donne » . Forse la Terza Via ha raggiunto lo
scopo, s'è esaurita... «No, c'è molto da fare. Primo, le istituzioni pubbliche
chiedono riforme, per una sanità e un' istruzione che
siano competitive nel mondo. Secondo, c'è da combattere
povertà e sperequazioni: dimezzare la povertà infantile entro il 2010,
eliminarla entro il 2020. E il riordino costituzionale: cioè
la Camera dei Lord, che mi riguarda di persona. E poi: se i francesi dicono sì
al trattato costituzionale europeo, ci sarà un gigantesco lavoro da fare qui
nel Regno Unito». Ma qual era lo scopo originario
della Terza Via? «Era il rinnovamento della socialdemocrazia. Le confesserò: quindici anni fa non pensavo che si potessero
copiare i Paesi scandinavi, oggi credo di sì. Le politiche
del New Labour sono sempre più vicine a quelle scandinave, che sono state molto
più revisioniste di quelle francesi, italiane o tedesche. Sono riusciti ad avere insieme alto Stato sociale, basse
sperequazioni, alta competitività economica. E notevole livello d'occupazione:
come si sa, il tasso d' occupazione è d'importanza
pari a quello di disoccupazione. Qui, il New Labour ha combattuto con successo
la disoccupazione giovanile. Sono i problemi che toccano tutti, già preoccupano
l' America Latina e l'Asia: come si ottiene la
competitività economica mantenendo la giustizia sociale? Ecco la Terza Via» . E l’Europa? Quant'è esportabile la Terza Via sul
continente? «Ma non c'è bisogno d'esportarla. Molte politiche, s'è visto,
vengono dalla Scandinavia. Il New Labour è britannico, ma può dire qualcosa ai francesi: sa che in Francia un ragazzo su tre sotto i 30
anni non ha mai lavorato? Pensi all'Italia, dove molta gente è fuori dal mercato del lavoro, dove non ci sono giovani
generazioni, ma gli anziani vogliono vivere a spese dello Stato. Impossibile.
Il problema d'essere competitivi nel mondo globale
riguarda tutta l'Europa. Il compito dell'Unione Europea è
cambiato dagli anni '80, quando non c'era la globalizzazione: oggi le tocca
dare una risposta al mondo». Non c'è teoria, però, che
preveda la guerra. Che dice dell'Iraq? «Certe
cose sono imprevedibili. Chi pensava che il comunismo sarebbe crollato? Chi
immaginava Internet? Nemmeno Bill Gates lo capì. Nessuno sa che accadrà. Al
massimo possiamo valutare le debolezze: approntare alcune difese
dal terrorismo, rafforzare le istituzioni finanziarie dopo la crisi asiatica.
Ma senza voler prevedere l'imprevedibile. Negli anni 30 i medici dicevano che
il fumo fa bene, perché calma i nervi. E chi
garantisce oggi che i telefoni cellulari non facciano male alla salute? Si chiama vita, questa».
Alessio Altichieri
Corriere
della Sera di giovedì 19 maggio 2005