POESIE E...

 

 


Eugenio Montale

 

Ora che il coro delle coturnici

ti blandisce nel sonno eterno, rotta

felice schiera in fuga verso i clivi

vendemmiati del Mesco, or che la lotta

dei viventi più infuria, se tu cedi

come un'ombra la spoglia

(e non è un'ombra, o gentile, non è ciò che tu credi)

 

chi ti proteggerà? La strada sgombra

non è una via, solo due mani, un volto, 

quelle mani, quel volto, il gesto d'una

vita che non è un'altra ma se stessa,

solo questo ti pone nell'eliso

folto d'anime e voci in cui tu vivi;

 

e la domanda che tu lasci è anch'essa

un gesto tuo, all'ombra delle croci.

    

 

 

    A mia madre

 

 

                                           

 

 

 

Lesbo

Vieni da Creta a questo sacro tempio
dove cresce per te un amabile bosco
di meli e dagli altari si leva
fumo d'incenso,

e di là dai rami dei meli sussurra
un fresco ruscello, ovunque s'allarga
ombra di rose, da mormoranti fronde
stilla sopore,

il prato delle cavalle
è in germoglio di fiori primaverili, 
dolce soffia la brezza...

cingiti qui della tua benda, Cipride,
in coppe d'oro con un lieve gesto 
versa nettare divino mescolato alla festa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A DISPOSIZIONE DELLO SPIRITO

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