POESIE E...

 

 

 

Pablo Neruda

 
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle " i "
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore
e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di
iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che
conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Walt Withman

O Capitano! Mio Capitano! il nostro duro viaggio è finito,
la nave ha scapolato ogni tempesta, il premio che cercavamo
ottenuto,
il porto è vicino, sento le campane, la gente esulta,
Mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo
e audace:
ma, o cuore, cuore, cuore!
gocce rosse di sangue
dove sul ponte il mio Capitano
giace caduto freddo morto.

O Capitano! Mio Capitano! alzati a sentire le campane;
alzati – per te la bandiera è gettata – per te la tromba suona,  
per te i fiori, i nastri, le ghirlande – per te le rive di folla
per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te;
ecco Capitano! Padre caro!
Questo mio braccio sotto la nuca!
E’ un sogno che sulla tolda 
sei caduto freddo, morto.

Il mio capitano non risponde, esangui e immobili le sue labbra,
non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà,
la nave è all’ancora sana e salva, il viaggio è finito,
dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta;
Esultate rive, suonate campane!
Ma io con passo funebre
cammino sul ponte dove il Capitano
giace freddo, morto.

 

O capitano! Mio capitano!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A DISPOSIZIONE DELLO SPIRITO

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