Gian
Antonio Stella
IL
CAVALIERE CON LA BANDANA
Fermamente deciso a
confermarsi nel ruolo di sobrio e riservato statista mondiale, nel solco tracciato con le simpatiche corna alla riunione dei
ministri degli Esteri della Ue e la scarpa tolta a Caceres per mostrare ai cronisti che non porta i tacchi alti, il Capo del
Governo Silvio Berlusconi lavora febbrile anche in vacanza. E dopo avere sdoganato il fez di Fini e la canottiera metalmeccanica
di Bossi, ha finalmente dato dignità internazionale al “bagnino style”.
Abbronzatura alla Briatore luccicante di pomate, pantaloni bianchi larghi
alla Franco Califano detto “Er Califfo”, camicia aperta fino all’ombelico per mostrare il villoso petto, sorriso
plasti-chirurgico con labbra Michelin e, tocco finale, bandana da cubista.
Oddio, qualche inconveniente c’è stato. Basti pensare ai telegiornali che, dovendo manda in onda le sue
indignate dichiarazioni sul vile attacco dei miliziani ai nostri carabinieri a Nassirya, hanno usato come immagini la sua
passeggiatina tra le botteghe di Porto Cervo tra Tony e Cherie Blair. Immagini che, con quella allegria forzata, quei modi
finto-disinvolti tra body-guard aggressivissimi, quei saluti con la manina alla gente che ciabattava tra le gioiellerie e il
porto dove sono attraccate barche coi pavimenti in marmo di Carrara e librerie con i libri vuoti per risparmiare sul peso,
stonavano in modo accecante con la guerra in Iraq. Per non dire del contrasto con le “vacanze” coatte di milioni di italiani
costretti a ritagliarsi un po’ di sabbia fetida su fetide spiagge tra le fetide rovine industriali quale quella di San
Giovanni a Teduccio dove giorni fa è morta quella mamma dopo aver salvato i suoi tre figli.
Per carità, i gusti sono gusti. E il Presidente del Consiglio ci ha già abituati a show che sembrano rifarsi
all’incessante voglia di stupire di un genio del circo come Phineas Taylor Barnum che per meravigliare Edoardo, principe di
Galles, in visita a New York nel 1860, gli fece trovare una gigantessa alta 2 metri e 30, un bambino immensamente grasso, un
ossuto spilungone così magro che faceva la parte dello scheletro vivente e alcuni “bambini aztechi” che in realtà erano
poveri bimbi pelosi e ritardati mentali. Onestamente: a quanti premier al mondo, dal Giappone al Costarica, sarebbe venuto in
mente di chiudere una serata come quella dell’altra sera a Porto Rotondo con una serie di fuochi d’artificio con la scritta
finale “W Tony” degna di un materassaio della Bassa alla festa in onore di ricchi cammellieri maghrebini? Il capo del
governo italiano, come devono ammettere anche gli avversari, non ha tutti i torti quando denuncia, nella stampa straniera,
l’esistenza dei soliti, vecchi e insopportabili pregiudizi anti-italiani (inaffidabili, mafiosi, disordinati, privi di senso
dello Stato…) mascherati da un pregiudizio anti-berlusconiano.
Basti pensare alla copertina
dello Spiegel col titolo “Il Padrino”, al documentario sull’Italia berlusconiana che aveva come sottofondo la musica del
celeberrimo film con Marlon Brando, a reportage come quello del tedesco Hans-Jurgen Schlamp secondo il quale “nella repubblica
di Berlusconi diventa legge quello che serve a questo omuncolo di 1,64 m con un ego enorme”.
Per non dire di certi pezzi
come quello pubblicato nel gennaio scorso da Time: “Il primo ministro italiano, noto per l’abbronzatura permanente e la
suscettibilità per la sua altezza…”. O ancora il reportage del New York Times del dicembre 2003: “Il premier italiano ha
ridotto la politica ad una soap-opera. Il Paese si trova in una condizione catastrofica. Dopo lo scandalo Enron il congresso
americano ha approvato immediatamente leggi per prevenire simili abusi. L’Italia, invece, è andata per la sua strada. Guidata
da Berlusconi ha approvato leggi per impedire che siano punite le frodi in bilancio. In tal modo si è preparata la strada allo
scandalo Parmalat”.
Una lettura dei fatti spesso
dichiaratamente ostile. Ma certo il nostro premier non fa molto per far cambiare idea ai cronisti stranieri che poi formano
l’opinione pubblica del mondo. Basti leggere l’International Herald Tribune del luglio 2003: “Dopo che gli ospiti avevano
terminato il gelato tricolore – pistacchio, vaniglia e fragola – Berlusconi si è diretto a passo svelto verso una scalinata
di marmo invitando i giornalisti a seguirlo nella stanza da bagno di cui aveva parlato in precedenza. Ha aggiunto che li portava
lì perché la cosa poteva “interessare alle signore”. Cos’era? “La vasca da bagno nella quale Gary Cooper ha lavato la
schiena ad alcune dame”.
Chiaro: gli italiani non
sembrano aver rimpianti per certi lugubri figuri della Prima Repubblica, che vestivano sempre di nero e parlavano una lingua
incomprensibile e si facevano scudo della più anonima seriosità per mascherare la mancanza di una serietà di fondo nella
gestione della cosa pubblica. Ma forse tra l’inamidato e luttuoso formalismo di un tempo e la bandana da discotecaro che, come
qualcuno ha scritto, ci tirerà addosso nuove ironie sulla “Repubblica delle Bandane”, c’è una via di mezzo. Alla larga
dalle ipocrisie: non basta un doppio petto a fare uno statista, non basta un orecchino o un parrucchino carota a ridicolizzare
uno scienziato nucleare. Ma se il Cavaliere ritiene di avere un problema di immagine, reso ancora più evidente da questi
soggiorni nella villa della Sardegna tra piscine abusive e finti antichi nuraghi, carrubi di mezzo millennio trapiantati e
attracchi alla 007, forse non saranno un lifting o la bandana a renderlo più credibile agli occhi degli scettici.
“A chi vorrebbe
somigliare?” gli chiese una volta Enzo Biagi. Rispose di essere indeciso tra Adenauer, Churchill e De Grulle. Scelga pure con
comodo. Ma se avesse intenzione di stupirci la prossima volta con qualche altra sortita giovanilista tipo un simpatico
tatuaggio, per favore, ci pensi su.
Il Corriere della Sera 18 agosto 2004
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