Michele
Serra
In
questo mondo di brogli
I
fatti dell'Ucraina hanno confermato la crisi mondiale dei sistemi elettorali,
nessuno dei quali, ormai, è al riparo da critiche e sospetti di brogli. A
Kiev si votava con il sistema uninominale prediletto da Putin (si può
indicare nella scheda un solo nome, quello di Putin), mentre gli elettori
dell'opposizione avevano scelto il sistema americano, con le primarie, le
precongressuali, le preparatorie, le elezioni di mezzo e infine il calcolo
logaritmico dei grandi elettori, e al momento di andare alle urne molti erano
ancora a casa che stavano ripassando ad alta voce, aiutati dalla moglie.
Di qui l'esigenza di ripetere il voto.
Ugualmente in discussione quasi tutti gli altri metodi, da quello
afgano, che prevede una sparatoria davanti alle urne non sempre effettuabile a
causa dell'estrema povertà del paese, a quello cinese, dove si vota con le
bacchette e spesso la scheda risulta indecifrabile. Criticatissimo il sistema
birmano, dove il dittatore viene eletto per acclamazione nel suo bar
preferito, e giudicato ormai obsoleto perfino quello svizzero, dove un solo
cantone, quello di Obershwarzpfen (4 mila abitanti, tutti in baite e fienili
sopra i 2.500 metri), in base a un'antica concessione di Carlo V ha il diritto
di annullare le elezioni europee e di costringere il presidente francese a
sposare, per ragioni dinastiche, una ragazza di Obershwarzpfen.
Scontata la preoccupazione per l'imminente voto iracheno, con gli
osservatori dell'Onu, impossibilitati a controllare le schede, troppo
difficili da afferrare estraendole dal rogo delle urne, e comunque illeggibili
a causa del fittissimo fumo che grava sull'intera regione. Del tutto esclusa
qualsiasi forma di controllo anche in Bielorussia, dove il candidato,
Bieloputin, pur avendo solo il 7 per cento dei voti, resterà in carica anche
per la prossima legislatura perché, essendo morto dal giugno scorso, non è
in grado di dimettersi come prescriverebbe la Costituzione.
Ma il vero problema è che ovunque, anche dove il sistema elettorale
sembra funzionare, i politologi sono comunque preoccupati dalla diffusione di
studi approfonditi dai quali emerge una realtà sconvolgente: almeno un 30/40
per cento del corpo elettorale, in ogni paese del mondo, è composto da
perfetti imbecilli, che non hanno la più pallida idea di chi stanno
eleggendo, e per fare cosa. Molti entrano nelle urne convinti che si tratti
dei bagni diurni, o di nuove ricevitorie del Bingo, e ne escono avendo eletto
involontariamente il nuovo capo di Stato, o avendo promosso il referendum che
introduce nelle scuole l'insegnamento del karatè.
I limiti della democrazia, dunque, starebbero sopratutto nel livello
estremamente basso dei suoi utenti. Recenti esempi parrebbero confermare
questa desolante situazione. In Belgio un numero significativo di cittadini è
ancora convinto che il Congo sia una loro colonia e votano solo per candidati
favorevoli al mantenimento della caccia al leone. In Russia è molto diffusa
la convinzione che sia tornato lo zar, e molti cittadini, il giorno delle
elezioni, lanciano il colbacco in aria, gridano tre volte "Lunga vita ai
Romanov" e si ammassano lungo il fronte prussiano armati di baionetta.
Nelle zone rurali degli Stati Uniti intere famiglie ritengono che il nome del
presidente sia già stato indicato nella Genesi, e che si tratti di un certo
Joshua Smith, inventore della lapidazione delle adultere e di un particolare
tipo di ripieno penitenziale per tacchini, a base di ghiaia e segatura.
Particolarmente controversa la situazione in Italia, dove la privatizzazione
del voto ha permesso a un miliardario squilibrato di trasformare le elezioni
in una Spa, da lui controllata con l'acquisto di un pacchetto di schede
inferiore al 20 per cento. Grazie ad accorte speculazioni di Borsa questi
stessi voti, depositati all'estero, possono valere anche il doppio. Al posto
delle votazioni, nel 2006 si svolgerà un Consiglio di amministrazione.
All'ordine del giorno la ratifica dei provvedimenti già presi dal Presidente,
una proiezione di diapositive sulla sua vita e l'esibizione del prestigioso
Balletto del Palazzo di Vetro, formato dagli osservatori dell'Onu nel
frattempo assunti da Mediaset. Come omaggio al bipolarismo, presentano le
gemelle Lecciso.
L'espresso
del 16 dicembre 2004
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