JOHNNY HART
Il genio che ci fece ridere con la
preistoria a fumetti
«Come va la guerra contro la povertà, Sire?». «La sto vincendo».
«E tutti quei poveri là fuori?»
«Loro l’hanno persa».
Impagabile dialogo tratto dal Mago di Wiz di Brant Parker e Johnny Hart . A cominciare dal 1964 i due
avevano proposto una rivisitazione a fumetti del Medioevo.
Un Medioevo in cui c’erano il Re a un tempo debole e
arrogante, il Cavaliere altezzoso e vile,
Nel
Johnny si è spento a settantasei anni lo scorso
sabato al suo tavolo da disegno (nello studio a Endicott, sempre nello Stato di New York). Con lui se n’è
andato un frammento della nostra storia, almeno per chi, come me, si è formato
alla letteratura (fumetti ed altro) negli anni Sessanta: avevo cominciato ad
apprezzare le strisce di B.C. in
appendice a Urania. Lo ho ritrovato sulla rivista Linus.
E questo era un accoppiamento davvero giudizioso, dato
che Hart era stato spinto al suo lavoro
dall’ammirazione per Charles M. Schulz. Però,
diversamente dai personaggi dei Peanuts -
come l’ingenuo Charlie Brown
o il disincantato Snoopy
- capaci comunque di riscattare le ingiurie della
vita in una visione sostanzialmente ottimistica, quelli di Hart
facevano emergere con dura ironia le virtù e i vizi della società a stelle e
strisce: erano gli anni della fiducia nella scienza (ma c’era l’equilibrio del
terrore) e della fierezza del Mondo Libero (ma cominciava la guerra del
Vietnam). B.C. e gli altri protagonisti della
striscia modellano a poco a poco un mondo solo apparentemente sospeso in una
sorta di «immobilismo cosmico» (come dice il nostro eroe).
Clumsy Carp è studioso di pesci piuttosto incapace; Thor
inventa una ruota dopo l’altra; Peter, genio
incompreso, dà nome ad ogni cosa che vede; Grog rappresenta l’anello di
congiunzione tra la scimmia e l’uomo; una bruna muscolosa maneggia
disinvoltamente la clava e una bionda svampita perseguita B.C.;
una coppia di formiche dispensa pillole di saggezza, e così fanno pure una
tartaruga e l’Apteryx, uccello «dalle piume
lanuginose». Spicca Wiley armato del suo «Dizionario»
(che deve aver messo a dura prova l’abilità dei traduttori. Per esempio «guardone,
addetto alla sorveglianza, pervertito e molto alto»). È capace di profonda
filosofia. Per esempio, «È terribile! il mondo va a
rotoli», esclama; e B.C. gli chiede cosa mai sia
successo. Wiley: «Avrà scoperto la rotazione
terrestre».
In quell’Antichissimo
Mondo (come recitava il titolo di una delle tante collezioni pubblicate in
Italia dalla Mondadori) fa capolino perfino la
rivoluzione copernicana; in quello postmoderno di Hart
(che ha continuato fino all’ultimo) la conversione religiosa.
Letto in moltissimi Paesi, insignito di prestigiosi
riconoscimenti, amato dagli scolari - non fosse altro per un diario
impreziosito dalle vignette di B.C. -, Johnny, avvicinatosi alla locale congregazione della Chiesa
Presbiteriana Usa, è caduto sotto la scure della «correttezza»
politico-religiosa. Una sua striscia (in coincidenza con la Pasqua 2001)
cominciava con le sette candele accese della Menorah
ebraica per terminare con il nome di Gesù.
Un’altra, in seguito, ha presentato variazioni circa la Mezzaluna islamica considerate irriverenti. Come se la sarebbe cavata Wiley? Probabilmente riscrivendo il Vangelo e ricorrendo al
suo «Dizionario»: è bene che gli «scandagli» avvengano, perché uno «scandaglio»
(cioè, scandalo) è semplicemente «un episodio vergognoso
che si svolge sotto il mare»!
Giulio Giorello
Corriere
della Sera di martedì 10 aprile 2007