ANCORA SULLE
LISTA D’ATTESA (E NON SOLO)
E’ stato formato il nuovo governo (auguri!), c’è la nuova
ministra alla Salute Turco (auguri!), c’è il nuovo Ministro alla Sicurezza
sociale Ferrero, ci sono i nuovi sottosegretari.
Sul piano delle persone c’è tutto per poter governare. I
veri interrogativi rimangono: per quali obiettivi e come raggiungerli.
In questo contesto, naturalmente,
il Presidente del Consiglio Romano Prodi, nel suo discorso di insediamento, non
poteva entrare nei particolari e si è limitato a dedicare al tema della salute
e dei servizi sociali poche frasi e scontati richiami all’esigenza di
migliorare il Servizio Sanitario Pubblico e all’intenzione governativa di
istituire un Fondo nazionale per la non autosufficienza.
Certo un significativo
cambiamento rispetto al predecessore che, sfidando il ridicolo, aveva
sintetizzato così il suo programma sanitario: “Così anche o poveri potranno
farsi curare nelle cliniche private come i ricchi”, ma di buone intenzioni è
lastricata la strada dell’inferno e, quindi, è meglio attendere le prime mosse
per valutare indirizzi e capacità.
Rimane il fatto che, nel frattempo, il Servizio
Sanitario Nazionale ha peggiorato le prestazioni offerte ai cittadini con liste
d’attesa che ormai hanno varcato i più compresivi limiti che dovrebbero essere
imposti dalla decenza e soprattutto dall’esigenza di non negare al cittadino
tempestività ed equità nell’accesso alla cure, che costituiscono i veri
capisaldi di un diritto alla tutela della salute effettivo e non sbandierato
attraverso le pubbliche relazioni di fantasiosi addetti stampa delle aziende
sanitarie. La stessa cosa riguarda il ritardo se non il nulla nei quali è incappata la legislazione sui servizi sociali, che magari ha
qualche pecca e più di un velleitarismo, ma che, se applicata con seria e
convinta volontà politica, dovrebbe produrre anche nei servizi sociali (e tra
questi e il Servizio Sanitario Nazionale) lo stesso virtuoso ammodernamento che
la legge 833/78 ha determinato della tutela della salute.
Per realizzare questi obiettivi sono necessari idee
chiare, progetti di lungo termine, programmi concreti e investimenti finanziari
certi (da non spendere per irrobustire una vergogna quale la libera professione
intramoenia che ormai –com’era facile prevedere- si è
trasformata in una generalizzata fonte di corruttela e di clientelismo, attuati
con tutti i crismi della legge, ai danni dei sacrosanti diritti dei cittadini)
e forte coesione governativa e parlamentare.
In questo contesto non depone a
favore del governo che a svolgere il ruolo di sottosegretari tre persone che,
fatta salva la stima che è dovuta a tutti coloro che assurgono a responsabilità
così importanti, provengono esclusivamente da categorie della sanità e del
sindacato nei quali hanno ricoperto fino ad oggi incarichi di non poco rilievo,
e quindi segnati inevitabilmente dall’esperienza appena esaurita.
Ma, ottimismi come sempre
(nonostante tutto) attendiamo lietamente (per l’ennesima volta) di essere
smentiti.