UN PERICOLOSO DOPO ELEZIONI

 

Non è abitudine riflettere sulla attualità politica proprio per la velocità con la quale, specialmente in questi ultimi tempi, consuma attenzione, coerenze, ideali e valori.

Il venir meno delle ideologie sembra aver portato anche alla eliminazione delle idee. Astenersi dall’attualità politica è stata, quindi, dal nostro personalissimo punto di vista, un’esigenza sofferta per evitare di essere inghiottito da un tritacarne formato da insolenze e sottocultura, per il quale nessuno ha avvertito un minimo di vergogna.

Molti osservatori hanno dichiarato di non avere a loro memoria assistito ad una campagna elettorale come questa condita di trivialità, mancanza di rispetto dell’avversario, elogio della stupidità. Insomma un periodo nel quale si è verificata una gara, vinta in modo chiaro dal centrodestra, al peggio francamente inaccettabile.

Nonostante questo o forse proprio per questo il popolo italiano si è recato in massa alle urne, smentendo clamorosamente chi (anche noi) pensava ad un aumento dell’astensionismo come avvertimento a migliorare la qualità delle politica e della sua proposta.

Dopo il tragicomico balletto dei mitici exit-poll e delle proiezioni, sballatissimi come tante altre volte, per cui non si capisce perché si vanno a spendere i soldi in modo così maldestro, al fotofinish sembra abbia vinto il centrosinistra.

Diciamo sembra, perché ad oggi il centro destra, pure protagonista del cambio delle legge elettorale – che il suo ispiratore Calderoli ha definito una “porcata” o meglio “un’autoporcata” visto come è andata a finire per il centro destra –, per bocca del suo capo ha dichiarato che ci sono stati brogli elettorali e interpretazioni di legge sbagliate.

Ora, pensiamo sia la prima volta dalla creazione che una coalizione al potere (quindi titolare del governo) protesti per i brogli. Sempre è capitato l’opposto e cioè che sia, comprensibilmente, l’opposizione a farlo. Perfino il ministro per gli italiani all’estero, titolare della tutela del diritto di voto di questi nostri connazionali, ha protestato per i brogli che sarebbero stati perpetrati. Nessuno comunque è stato, almeno fino ad oggi, sfiorato dal dubbio di essersi coperto di ridicolo.

Rimane comunque il fatto che non si sa come andrà a finire perché l’ingorgo istituzionale è al massimo, anche per la scadenza del Capo dello Stato, e l’incertezza per le pulsioni di un sistema politico che sembra avvitarsi su se stesso.

L’Italia non ha certamente bisogno di una incertezza che lacera, oltre al quadro istituzionale, anche una società che avrebbe invece bisogno di una scossa forte per credere nuovamente ad un futuro sul quale oramai nessuna ragiona e scommette più.

Un Paese così rinchiuso su se stesso e rassegnato al giorno per giorno non era e non è nei nostri sogni e nei nostro auspici.

Serve una vigorosa sterzata, quindi, ma troveremo dei guidatori buoni a darla?

 

Roberto Buttura

 

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