LISTE D’ATTESA:
DEMAGOGIA E FATTI
Il Ministero della Salute e le Regioni hanno approvato
provvedimenti e attivato “tavoli congiunti” per abbattere finalmente la piaga
delle liste d’attesa che associazioni di cittadini denunciano regolarmente.
Perfino il Presidente del Consiglio ne ha parlato promettendo che saranno
eliminate, senza dire come farà, a onor del vero.
Anche in questi giorni le proteste si
sono sprecate mentre gli assessori regionali spiegano come con i mitici CUP
(Centri Unici di Prenotazione) o altre invenzioni le liste d’attesa verranno
abbattute i responsabili delle Aziende sanitarie spiegano tecnicamente perché il cittadino dovrebbe essere contento di
aspettare mesi o, in certi casi, un anno prima di vedere onorata una
prestazione da parte del servizio pubblico.
Nei fatti, i tempi di attesa
negli ultimi anni sono aumentati ancora diventando una presa in giro, se non
fosse che si sta parlando dell’esercizio del diritto alla tutela della salute,
stabilito dalla nostra Costituzione.
Così non si tengono nel minimo conto i fatti che succedono
quotidianamente nelle strutture sanitarie.
Un esempio: il 3 marzo un cittadino ha telefonato al
Centro prenotazioni di un ospedale della mia città per una prestazione
diagnostica (misurazione del colesterolo). La prima data
disponibile per la prenotazione: 8 ottobre 2006: sette mesi. Dopo aver
protestato, ha chiesto: altrimenti? E’ possibile eseguire l’esame in libera
professione pagando 106,00 euro. Quando ha domandato il cittadino.
Oggi pomeriggio. Nella stessa sede con lo stesso professionista
che altrimenti l’avrebbe eseguita sette mesi dopo.
Si è consumata così una operazione
truffaldina nei confronti del cittadino (e dello Stato) che ha diritto di
usufruire di una prestazione gratuita in tempi ragionevoli, avendo pagato le
tasse proprio per far funzionare il Servizio Sanitario pubblico. Pagare due
volte per avere la stessa prestazione è un scandalo
che deve finire.