Alcune condivisibili
considerazioni, approfittando delle elezioni, per riflettere sullo stato del
nostro Paese. L’appello finale è deboluccio ma
non spetta certamente ai due autori trovare le soluzione ad un malessere così
esteso.
“TURARSI IL NASO E
VOTARE”?
C'è un quarto d’italiani composto da gente che non si
entusiasma affatto per quei brodi riscaldati che sono i programmi elettorali. E dello stesso umore sono anche molti di quelli che andranno
a votare, ma non a manifestare un voto “per”, bensì “contro” le posizioni
ritenute peggiori delle altre. La politica ha oramai creato una serie di fronti
trasversali che rendono insignificanti le presunte contrapposizioni ideologiche
tanto care ai media di regime. Altro che bipolarismo!
Ha ragione
Una democrazia che non c'è più
La legge
elettorale approvata nei mesi scorsi (senza che vi sia stata una convincente e
decisa opposizione da parte del centro-sinistra) favorisce la tendenza a
concentrare in pochi e ristretti gruppi oligarchici tutto il potere
decisionale. Quando andremo a votare, saremo di fronte
a liste bloccate perché i candidati saranno stati scelti esclusivamente dalle
segreterie centrali dei partiti (a destra come a sinistra). Altro che
democrazia! Il potere politico è saldamente nelle mani di poche e ristrette élite concentrate a coltivare relazioni con il mondo
dell'economia, delle banche, della finanza, dei mass
media. Ai cittadini oramai è assegnato il ruolo di comparse.
Del
Cavaliere di Arcore, e del
contratto con gli italiani che sottoscrisse nel salotto di Bruno Vespa, non ci
occupiamo. Le valutazioni del caso sono ben rappresentate da una singola
“battuta” del Financial Times
(13 giugno 2002): «Ci scusi signor Berlusconi, ma lei
non era quello che doveva dare una bella scossa
all'Italia? A noi sembra che in quest'anno lei si sia
occupato soprattutto dei suoi affari. In quel campo ha avuto un gran successo».
Non serve aggiungere altro, tranne che estendere il riferimento temporale a
tutti i cinque anni di governo.
D'altro
canto, il centrosinistra e le forze che lo compongono dimostrano di non
possedere tratti distintivi diversi dalla melassa berlusconiana.
Anzi, le diversità paiono sempre più sfumate,
sacrificate sull'altare di una società televisiva dove siamo tutti attori di un
colossale reality show la cui unica ossessione è
salvaguardare la propria poltrona. La nostra “sinistra” è incartapecorita,
chiusa in una presunzione arrogante e autoreferenziale.
Quei bluff
chiamati programmi elettorali
Le due coalizioni in “competizione” stanno dando vita ad una
campagna elettorale oscura e contorta. Il governo ha fornito una sequela
interminabile di pronostici che anticipavano la tanto
agognata “ripresa”, ma non ha preso nessun serio impegno per attuare uno
straccio di politica industriale, troppo distratto da problemi di coalizione e
dal dilettantismo politico che è sfociato nel localismo più becero generato dal
federalismo leghista. Ma non si salva nemmeno il
quadro programmatico del centro-sinistra che contiene, come scrive Alberto Alesina sul Sole 24Ore, “284 pagine inutili e fuorvianti,
piene di luoghi comuni e senza alcuna scala di priorità”.
C’è
davvero da sperare che i programmi economici annunciati da entrambi
gli schieramenti non vengano affatto messi in pratica: si tace sulla
vera condizione della finanza pubblica (che rende impossibili le tante promesse
elargite all’elettorato); manca una seria analisi sulla necessità di modificare
l'attuale modello di sviluppo, ormai palesemente destinato al fallimento; poche
sono le proposte per portare il sistema di welfare
sul terreno dei diritti. Il fronte è invece stranamente compatto nel confermare
quel federalismo che ha saputo generare solo danni: aumento della spesa
pubblica, riduzione delle aliquote delle imposte nazionali compensate con le
tasse locali, aumento della burocrazia. Insomma, con
queste politiche il Paese non uscirà di certo dalla
situazione di declino strutturale.
Un appello per il nostro futuro
E' giunto
il momento di lanciare un progetto concreto per ricostruire il Paese,
cominciando dal basso, nelle comunità locali, nei villaggi, nei comuni, nelle
province, nelle regioni. è possibile realizzare questo
sogno con forme di democrazia diretta e partecipata nel governo locale, con
progetti concreti nel sostegno dell'economia (reddito di cittadinanza, monete
complementari, etc.), con la tensione ideale per una nuova etica nei rapporti
sociali, la riscoperta di valori come la solidarietà e
In questa Italia è riposto il futuro del Paese. Un'Italia
vicina alla gente.
Ora che
il Governo della Repubblica è caduto nel pieno
arbitrio di pochi prepotenti… noi altri tutti, nobili e plebei, non fummo che
volgo senza considerazione senza autorità, schiavi di coloro cui faremmo paura
sol che la Repubblica esistesse davvero.
(Lucio
Sergio Catilina)
Nicola Furini
e Matteo Toniato