LO SFOGO

 

Forse si tratta di una coincidenza ma l’avvento del nuovo ministro della Salute (a proposito su quello vecchio stanno ancora indagando e noi garantisti ne siamo contenti, ma in un recente passato solo con quanto emerso dai giornali un altro sarebbe stato schiaffato in prigione per mesi) sono accaduti una serie di avvenimenti sui quali è bene riflettere.

Non ci si riferisce alla riesumazione del metodo Di Bella o all’utilizzo dei Nas per governare la sanità (già queste comunque notizie che fanno rabbrividire), ma ad altre facezie (se così si possono chiamare) che hanno aumentato il livello folkloristico (con tante scuse per il folklore) con cui viene governato il diritto alla tutela della salute.

Sì, perché oggi non si governa attraverso atti ma emettendo comunicati, rilasciando interviste e rispondendo alle critiche di giornali o di televisioni. E’ in atto insomma una piccola “tragicommedia all’italiana” che avviluppa tutto e tutti in una inestricabile ragnatela di mediocrità e pressapochismo.

Così il ministro Storace, probabilmente esternando l’ultimo suggerimento dell’ultimo amico che gli ha parlato nell’orecchio, disserta sulla “libera professione intramoenia” dei medici affermando che è necessaria un “ripensamento” della stessa di cui restano oscure ragioni e rimedi e nel frattempo fa approvare dal Consiglio dei Ministri la proroga all’utilizzo degli studi medici privati sempre per la stessa intramoenia (nel 2003 incassi +12,84% rispetto all’anno precedente, alle aziende sanitarie solo l’11,4% de totale), con grande scandalo di Rosy Bindi che pure questa diavoleria, che pesa in modo insostenibile sull’organizzazione degli ospedali pubblici, l’ha inventata.

Così il ministro Storace lancia la proposta degli sconti per i farmaci di fascia C che il cittadino dovrebbe contrattare volta per volta, appoggiata purtroppo perfino da un luminare come Silvio Garattini (tanto per ribadire la confusione che impera). Poi si accorge (?) che non è praticabile –non lo fanno più nemmeno i negozi di scarpe- e allora trasforma la sua proposta in un invito alla buona volontà. Ma nel nostro grande Paese le sorprese sono all’ordine del giorno. Esiste infatti la cosiddetta Authority dell’Antitrust. Qualcuno sa chi è e a cosa serve? Ma tant’è. L’Antitrust bacchetta –sì proprio così- il ministero della salute, lancia la proposta di vendere i medicinali al supermercato e in sovrappiù promette di occuparsi delle Asl che non si fanno abbastanza concorrenza. Ma a questa Antitrust qualcuno ha detto che le medicine non sono oggetto di consumo e, cosa altrettanto importante, che in Italia esiste il Servizio Sanitario Nazionale che non ha come compito di creare la concorrenza tra le proprie agenzie territoriali?

Così il ministro Storace, sulla scia della polemica giornalistica –abbastanza qualunquista, se è permesso- innescata da Mario Pirani sulla Repubblica sui primariati gestiti dai partiti, annuncia un disegno di legge che prevede l’estrazione di due membri su tre della commissione.

Ora, dopo aver smantellato la presenza politica visibile nella sanità (da 12 anni non esistono più consigli di amministrazione o comitati di gestione nelle aziende sanitarie. Le presenze politiche visibili in sanità oggi sono costituite dagli Assessori regionali alla sanità –solo questi con poteri gestionali- e dalle commissioni parlamentari e da quelle consiliari regionali. In tutto diciamo 200/250 persone in tutta Italia) concentrando con una legislazione schizofrenica nel solo direttore generale tutte le funzioni politiche e tecniche, qualcuno si è accorto che i partiti ci mettono lo stesso lo zampino. Forse c’è da dire di più e di peggio. La mancanza della politica visibile all’interno delle aziende sanitarie ha determinato cose ben peggiori. Intanto non i partiti ma i singoli esponenti politici sono diventati i consigliori del direttore generale facendo rivalutare, con il loro comportamento, la tanto famigerata clientela dei vecchi tempi, il mercanteggiamento è prassi comune e consolidata, il favoritismo di parenti e amici è diventato sfacciato, il ricorso alle consulenze “a valere” altrettanto.

Pensare quindi che il problema sia il concorso di primario e di conseguenza la composizione della commissione, è un po’ come sparare alle mosche con i cannoni da 405 mm, e rende plasticamente l’immagine dell’assenza di una qualsiasi idea sul futuro del Servizio Sanitario (e non solo) nelle menti della nostra così definita –molto generosamente- classe dirigente.

Poveri noi.

 

Roberto Buttura

 

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