Un amico ci scrive

 

Corrispondenza dall’interno

 

In questi ultimi mesi ho ripetutamente constatato la realtà sanitaria nei confronti di una persona anziana, dal pronto soccorso al ricovero in struttura pubblica a quello in clinica privata convenzionata, alla visite mediche in libera professione sia in ospedale che in clinica privata.

Per questa esperienza la sintesi del mio parere è che necessiti richiedere l’aiuto di Dio.

Se qui da noi le cose funzionano bene, rabbrividisco al pensiero di cosa possa accadere altrove.

Non voglio fare un’analisi approfondita di questa esperienza, tuttavia mi preme evidenziare quanto più mi è rimasto impresso perché tu possa averne ulteriore conferma e magari qualche altro spunto.

Al pronto soccorso (tre volte in pochi mesi), una marea di gente fra cui moltissimi extracomunitari e soprattutto fra questi qualche fenomeno d’intolleranza all’attesa anche per la priorità dovuta all’urgenza.

La prestazione dei sanitari mi è apparsa buona, ma l’affollamento ne rende problematica l’attività penalizzando i casi urgenti. Molti ricorrono al pronto soccorso anche per ovviare alle liste d’attesa.

Ricovero tramite pronto soccorso presso reparto con sei letti per stanza, WC esterni quattro per una trentina di pazienti.   

In breve manca loro una collocazione dignitosa ed alla sofferenza fisica si aggiunge così quella psicologica; inoltre i sanitari, non sempre molto attenti nel risolvere al meglio le patologie in atto,  spesso si trincerano in atteggiamenti di alterigia  altamente inappropriati alla professione scelta e tra il personale  paramedico non è rara la tendenza a scaricare sui famigliari quante più incombenze sia possibile.

Risvegliare l’etica in tutto ciò, sempre che di risveglio si possa parlare, sarebbe quanto mai opportuno ma certamente non facile.

Ci sono molte cose da combattere e non ultima una cultura sindacale dove il significato etico è stato sorpassato dall’amplificazione del diritto soggettivo dimentico d’essere legato al doveroso impegno di ognuno.

Comportamenti dovuti ad anni di cultura negativa possono essere sradicati solo da interventi forti che non escludano la radiazione professionale od il licenziamento, necessita recuperare la conoscenza  del proprio lavoro oggi gravemente compromessa anche da una scuola sempre meno selettiva che sforna titoli di studio che non comprovano la capacità e la conoscenza necessarie per imparare a svolgere al meglio il proprio impegno professionale.

Dimissione con terapia non appropriata, visita in libera professione con ritocco vistoso della terapia e peggioramento della persona anziana tale da renderne necessario il ricovero tramite pronto soccorso, successiva dimissione con aggiunta farmaci nella terapia tanti da renderne problematica la somministrazione e comunque con notevoli disturbi collaterali, ulteriore ricovero questa volta presso una clinica convenzionata e finalmente una dimissione con terapia appropriata e con somministrazione di meno farmaci.

E’ doveroso affermare che in questa ultima clinica, senza essere nemmeno essa il giardino dell’Eden, erano dignitosi il ricovero e l’assistenza forse anche maggiormente evidenziati dalle precedenti esperienze.

La persona anziana in questione è uscita malconcia da questa esperienza che mi limito a definire negativa e spero che il suo recupero non risulti troppo difficile.

 

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