CITTADINI O
CONSUMATORI?
Non stupisce che l’assistenza farmaceutica sia una della
funzioni del Servizio sanitario Nazionale più presi di mira in questi ultimi
tempi. Per chi ha in mente di scassare il diritto alla tutela della salute non esiste approccio migliore al suo obiettivo e c’è da dire che
in questi ultimi anni più di qualcuno ci ha messo, a volte involontariamente
(che è anche peggio), il proprio zampino per dare una mano.
E’ doveroso premettere che i ragionamenti che seguiranno
non sono dettati da partcolare simpatia o antipatia per questo
o quell’operatore sanitario ma piuttosto dall’esigenza di spiegare
quanto meno come funziona l’assistenza farmaceutica.
Ogni ospedale ha il proprio servizio farmaceutico che
provvede alle esigenze terapeutiche dei servizi anche attraverso un confronto
di carattere scientifico, sul territorio la copertura farmaceutica è sostenuta dalla farmacie la cui apertura e funzionamento sono regolate
attraverso leggi nazionali e regionali di attuazione e sono strutture (seppur
la maggior parte provate) integranti del Servizio Sanitario Nazionale.
Proprio la natura del servizio che debbono
corrispondere al cittadino ne motiva la funzione. Il farmaco (nella quasi
totalità dei casi) non è un oggetto di consumo come un
paio di scarpe o di calze, ma un presidio terapeutico prescritto (nella maggior
parte dei casi ) da un medico e che trova nella farmacia e nel farmacista il
luogo e la persona adeguati alla distribuzione.
In questi ultimi anni però la mancanza di
un approccio culturale corretto da parte di una classe politica
scalcinata a portato ad affermarsi scelte e opinioni totalmente in contrasto
con i principi e i valori propri del diritto alla tutela della salute.
Già il Comune di Milano che aveva preso
decisioni incostituzionali in materia di vendita di farmacie comunali è
stato ricondotto nell’alveo della legge da una sentenza del Consiglio di Stato
che ha ribadito l’invalicabilità dei limiti posti dalla nostra Costituzione in
tema di diritti fondamentali, e la tutela della salute rientra a buon titolo
tra questi.
A Milano ultimamente, in forma pacchiana, si sono aggiunti prima Sirchia e poi il successore Storace
con la ridicola vicenda degli sconti nelle farmacie (sconti sulle medicine da
banco, quelle a pagamento diretto del cittadino), equiparate a negozi per
calzature o affini, e successivamente l’Autorità garante della concorrenza e
del mercato ha emesso un comunicato con il quale “ribadisce l’esigenza di
liberalizzare la distribuzione dei medicinali da banco permettendola anche nei
supermercati”, e “rendere possibile l’installazione di distributori selfservice
di farmaci da banco , all’esterno della farmacie, per facilitare i
consumatori”. Proprio così “i
consumatori”.
E’ proprio vero che non c’è mai limite al peggio.
Roberto Buttura