La tutela della salute.

 

Il vorticoso e, a volte, disordinato progresso civile, sociale ed economico verificatosi dal dopoguerra ha inciso profondamente anche nel mondo della sanità, provvedendo a modificarne organizzazione e strutture.

Oggi, per effetto di ulteriori formidabili scoperte scientifiche e invenzioni tecnologiche accompagnate da un sempre più elevato livello scientifico e professionale degli addetti, siamo alla vigilia di una nuova stagione di grandi riforme interessanti la sanità e il sociale.

L’organizzazione e la gestione in termini tradizionali non sono più sufficienti a garantire la domanda di salute proveniente dalla società, che non assiste più in modo passivo ma chiede legittimamente un servizio universale equo nell’accesso e qualificato nelle prestazioni, rifiutando anche la divisione che fino ad ora ha contraddistinto la sanità e il sociale.

Il miglioramento generale delle condizioni di vita ha modificato in modo sostanziale usi e costumi.

Ciò ha sviluppato fenomeni, si pensi ad esempio alla crisi demografica e alla difficoltà, ormai negata solo dai più ottusi xenofobi e razzisti, di reperimento di manodopera addetta all’industria e ai servizi e ha determinato, come già affermato, in concorso con il progresso scientifico, effetti straordinariamente positivi come l’allungamento dell’aspettativa di vita.

Questo fenomeno ha incrementato i problemi della cronicità e della non autosufficienza da parte di persone anziane e il processo di modificazione della struttura della famiglia ha spostato progressivamente a carico dei servizi pubblici o privati, che hanno dovuto essere rafforzati con la realizzazione di strutture qualificate ma tuttora non sufficienti in termini di quantità e di qualità, l’onere della loro assistenza.

L’irrobustimento della rete dei servizi territoriali e l’ampliamento della gamma dei servizi offerti, anche se senza raggiungere le mete prefisse, probabilmente utopistiche, hanno incrementato nei cittadini un’educazione sanitaria consapevole dell’importanza della prevenzione e della correttezza degli stili di vita.  

Nel frattempo, negli ospedali sono calate in modo strepitoso durata e qualità delle degenze di bambini e di persone in età produttiva (dai 18 ai 65 anni), mentre sono aumentate quelle di persone anziane, tanto che in termini percentuali esse costituiscono ormai tra il 50 ed il 60 per cento della popolazione ospedaliera degente, alimentando così la questione, da ritenere strumentale ed inutile, dei cosiddetti “ricoveri impropri”.

Le risorse finanziarie messe a disposizione per raggiungere questi importanti risultati sono state generalmente insufficienti, basti pensare che solo a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 il Fondo Sanitario Nazionale ha rappresentato dall’8 al 10 per cento del PIL, tornando dal 1994 ad essere ricompreso in ben più modeste percentuali (dal 5 al 6,3) con trasferimento di notevoli oneri a carico delle famiglie.            

La sfida, già in corso oggi ma che diventerà più pregnante nel prossimo futuro, è, quindi, rappresentata dalla capacità di salvaguardare e sviluppare il diritto alla tutela della salute, sconfiggendo le tendenze disgregatrici e tenendo conto di attualissimi fenomeni politici e sociali.

La progressiva importanza dell’Unione europea, sulla quale, almeno per ora, ha la meglio una certa deriva tecnocratica, che tende a mettere in secondo piano, se non addirittura a sostituire, il ruolo fondamentale in democrazia rappresentato dalla politica. Prova ne sono il dibattito e le decisioni sul mercato e la concorrenza.

L’aumento progressivo della popolazione immigrata, con cultura ed usi diversi, socialmente ed economicamente debole e quindi più esposta al bisogno di prestazioni, può determinare, da parte di settori dell’opinione pubblica, la richiesta, politicamente sostenuta, di diversificazione se non addirittura separatezza nell’erogazione dei servizi.

La scarsità di manodopera qualificata e specializzata disponibile all’esercizio di ruoli e di mansioni indispensabili per il buon funzionamento del settore sociosanitario. Il fenomeno, destinato ad aggravarsi, richiede una politica coraggiosa e non le offensive, degradanti sanatorie sulle badanti attuate da questo governo.

Forze politiche ed economiche formidabili in possesso di una visione del mondo mercantile e non etica, per fortuna non ancora prevalente, che esalta a mito l’individuo e riduce a nullità l’interesse generale della comunità, che distorce il senso delle parole e il loro significato, stanno mirando al mondo della salute per piegarlo ai propri interessi finanziari ed egemonici.

E’ una battaglia formidabile che deve essere vinta in nome della dignità dell’uomo, di ogni uomo, e dei propri diritti.

Per riuscirci è indispensabile recuperare il senso dell’appartenenza alla “pubblica comunità” e del suo primato nel campo dei diritti sociali e civili, sviluppare una forte e coerente capacità di progettare e programmare, lottare severamente contro lo spreco e lo sperpero, osare costantemente il confronto con la cittadinanza con la massima disponibilità all’ascolto, elevare costantemente la qualità dei servizi offerti, realizzare l’equità e la tempestività di tutti i cittadini nell’accesso.   

  

Roberto Buttura

 

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