LA LEGA NORD HA UNA CULTURA?
La morte violenta
di Giuseppe Maver, il mite benzinaio di Lecco, ha
rimesso in moto la propaganda leghista, che pure non sente alcun bisogno di
sentirsi stimolata da crimini come questo per farlo.
La propaganda
leghista si basa su una concezione di società tipica del Far West e
assimilabile per gli aspetti di rifiuto della
convivenza civile e per la mancanza di senso dello stato a quanto accade in
alcune regioni del nostro Sud. Cosa dire altrimenti di un
ministro il quale annuncia trionfante
che il partito di cui fa parte ha deciso di mettere una taglia sugli
assassini, testimoniando ufficialmente anche la sfiducia nelle istituzioni di
cui regge con altri la responsabilità.
Le sparate di
tale Calderoli, ministro della repubblica italiana, che prima lancia l’anatema
“Nessuno può toccare un padano! Creiamo il ministero
del crimine.” e argomenta “Io avrei preferito qualcosa
del tipo.”O vivo o morto” però mi hanno detto che la legge non lo consente.” e poi domanda “Ma il governo (di
cui è ministro – n.d.a.) lo sa che per la gente la sicurezza conta più delle
tasse?” è solo l’ultima di una colossale sequenza di buffonerie con le quali i
leghisti hanno intercettato il mal di pancia di una società diventata ricca,
forse troppo, con il proprio lavoro, ma assolutamente incapace di rielaborare
la propria cultura alla luce dei cambiamenti politici e sociali avvenuti nel
mondo e del prepotente benessere faticosamente e meritatamente raggiunto.
Proprio questa incapacità e rifiuto di riconoscere questa profonda
evoluzione, sta affondando il nostro Paese che ha imboccato ormai da tempo il
piano inclinato dell’egoismo rinunciatario e della decadenza, frenato solo dal
provvidenziale e straordinario progresso compiuto dall’Europa sulla strada
dell’unità politica ed economica.
Certo il razzismo
o la superiorità razziale più o meno mascherati, la paura del diverso e dello
sconosciuto e le tentazioni di una giustizia basata
sulla vendetta, hanno sempre fatto parte del bagaglio, molto più complesso per
la verità, delle popolazioni del mondo, a qualunque latitudine vivano. La
storia, anche moderna e contemporanea, è piena di esempi
delle tragiche conseguenze che movimenti politici autoritari fondati su questi
presupposti hanno determinato.
Il nostro Paese ha in sé gli antidoti per
respingere una deriva pericolosa per la democrazia e per la convivenza civile,
ma va combattuta e vinta una battaglia contro la
cultura anzi l’anticultura leghista che a volte in modo sotterraneo sta
permeando la nostra società.
E’ una anticultura che basa la propria ragione d’essere su una
concezione tribale dei rapporti tra individui e comunità, che trasforma
l’orgoglio per le proprie radici e per le proprie tradizioni in una farneticante
contrapposizione con altre radici e altre culture, che si nutre alla fonte
inquinata della vendetta e dell’intolleranza, che organizza “ronde padane”
addette a difendere la tranquillità della popolazione dagli immigrati (chi non
ricorda l’episodio boccaccesco avvenuto in provincia di Brescia quando all’accusa
di due amanti contro albanesi rei aver aggredito il marito di lei furono
immediatamente mobilitate le “ronde”, altrettanto velocemente smobilitate alla
confessione da parte della coppia della messinscena organizzata per sviare i
sospetti), che distingue tra uomini e padani come se i secondi fossero
superiori ai primi, che unisce il rozzo esercizio del potere con la
contemporanea negazione dello stesso, che protesta contro le tasse e i sudisti
fannulloni mentre ambisce le medesime cose, che lancia campagne di odio contro
gli immigrati mentre gli assume in nero come badanti o stagionali o operai.
E’ una anticultura spregiudicata che pervade strati della
società diversi per ceto ed interessi ma uniti nel pregiudizio e in un razzismo
mascherato da difesa degli interessi della gente del nord, si avvale di leader
politici (per modo di dire) da bar dello sport e di interlocutori di governo
cinici e spregiudicati (“Calderoli è persona saggia ed equilibrata” ha detto
Sandro Bondi dopo le sparate del dentista nordista) nel sopportare o
giustificare tutto e di più pur di restare al potere.
In questo buio, una lezione è stata data dai familiari di Giuseppe
Maver. “ Non vogliamo il Far West. Chiediamo solo il rispetto della legge.” hanno dichiarato con
semplicità. Meritano un grazie.
Roberto Buttura