SANITA’ PUBBLICA NELLA BUFERA

 

La dimostrazione che l’indagine sul cosiddetto “comparaggio” sia un ennesimo pericoloso “polverone” maliziosamente sollevato contro la Sanità pubblica deriva dall’ultima accusa di “associazione per delinquere” che la Procura della Repubblica di Verona ha contestato a dipendenti della Glaxo e ad alcuni medici, alcuni peraltro notissimi ad un vasto pubblico. E’ un’accusa sproporzionata rispetto ai fatti contestati e dà fiato alla tesi di una magistratura affetta da delirio d’onnipotenza.

Riepiloghiamo brevemente: agli inizi di febbraio la Guardia di Finanza e la Procura di Verona annunciano che sono in corso indagini nei confronti dei vertici e collaboratori della Glaxo e di medici. 3.000 le persone coinvolte, 13.000 le ore d’intercettazione, 45 gli indagati ai quali si contestano i reati di comparaggio, corruzione e promessa premi (ma che reato è?) a cui si è aggiunto ora l’associazione per delinquere. In pratica si tratta di scambi di favori tra un’azienda farmaceutica – che, attraverso propri collaboratori, offre omaggi, viaggi d’aggiornamento, cene, regali, ecc. - e il medico – che prescrive in cambio il prodotto di questa. Una pratica, in ogni caso eticamente disdicevole, se illecita da perseguire, ma, se è vero quanto sostiene il generale Vincenzo Suppa, capo operazioni della Guardia di Finanza, uno insomma che dovrebbe intendersene, generalizzata in tutto il mondo. Suppa a mo’ di consolazione aggiunge “la rete dei regali ai medici è diffusa in tutte le grandi aziende”, il che significa che la pressione sui medici fa parte di una strategia commerciale finalizzata a non farsi dimenticare e, quindi, ottiene l’effetto di elidersi a vicenda.

L’inchiesta, come prevedibile, ha un fortissimo impatto negativo nell’opinione pubblica. Significativa a questo proposito la lettera di un lettore apparsa su Panorama, che a fronte della corruzione imperante chiede il ritiro dello Stato dalla gestione di settori di totale o prevalente interesse pubblico. Cosa possono volere di più i fautori di una sanità privatizzata, loro che non sentono certamente la necessità di fornire ai cittadini un quadro d’insieme della situazione più chiaro?

Ai cittadini, ad esempio non è stato spiegato che i farmaci prescritti, arma del reato, sono quelli gratuiti, cioè inseriti nella fascia A del Prontuario farmaceutico e quindi giudicati efficaci dalla Commissione Unica per il Farmaco (CUF). I cittadini, ad esempio non sanno che quest’ultima, costituita nel 1993 all’indomani dello scandalo Poggiolini, provvide a fare un’operazione di pulizia e non sanno neppure che la Glaxo, tanto per restare in tema, vide confermati nella gratuità quasi tutti i suoi farmaci, a dimostrazione di una validità industriale che non siamo certo noi oggi a scoprire. I cittadini non vengono informati del fatto che una parte consistente della formazione e dell’aggiornamento professionali sono finanziati dalle industrie non solo farmaceutiche e si tratta generalmente di convegni, corsi e congressi di altissimo valore che costituiscono una parte integrante del curriculum dell’operatore sanitario.                 

In questo contesto possono esserci senz’altro casi di malcostume e d’illecito che – ribadiamo - vanno colpiti. D’altronde in una società in cui il mercato sembra essere diventato il dio  e la concorrenza e la competizione anche più selvagge i suoi più amati apostoli, è difficile pensare che questa logica non abbia affascinato anche persone che operano del mondo della sanità.

Noi però siamo convinti che si tratta di un fenomeno minoritario che non intacca e non stravolge il senso etico del medico nell’esercizio della sua professione. E sul mantenimento di questo senso etico tutti noi dobbiamo puntare.

Rimane l’inchiesta. E’ possibile sia nata dal desiderio di una parte del governo di farla pagare alla Farmindustria che nell’agosto del 2001 ne attaccò duramente la politica. Tremonti, vero ministro della sanità anzi dei conti sanitari che sono altra cosa, pochi giorni dopo replicò che si faceva insultare da tangentari o amici di tangentari. Con tempismo singolare, pochi giorni prima della scoppio dello scandalo Sirchia annunciò un decreto legge contro le truffe perpetrate nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale, una scempiaggine approvata in questi giorni. Il generale Suppa, nell’intervista citata, afferma che uno degli obiettivi assegnati dal ministro Tremonti “è di operare a tutela delle entrate e delle uscite, e la spesa sanitaria è una delle uscite più importanti”. Infine, il presidente di Farmindustria è Giampiero Leoni fino a poco tempo fa presidente della Glaxo. Solo coincidenze?      

   

 

Roberto Buttura

 

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