CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
SETTIMA LEGISLATURA
MOZIONE N. 190
LA REGIONE CHIARISCA I RAPPORTI CON DON VERZÈ E L’IPOTIZZATO OSPEDALE CHE
DOVRÀ SORGERE SUL COLLE DI SAN GIACOMO, A LAVAGNO, IN PROVINCIA DI VERONA
presentata il 20 ottobre 2004 dai Consiglieri Franchetto, Welponer, Maurizio
Tosi e Flavio Tosi
Il Consiglio
regionale del Veneto
PREMESSO che:
- da molti anni si parla della costruzione di una
struttura sanitaria da parte di Don Verzè sul colle di San Giacomo a Lavagno;
- in tutto questo tempo non è mai stata chiarita la vera finalità della
struttura: ospedale?, centro ricerca?, luogo di ricovero? ecc....;
- l’amministrazione di Lavagno ha provveduto a cambiare la destinazione d’uso
di decine di ettari di terreno, prevedendo per 28 mila metri quadrati la
possibilità di edificare;
- nei giorni scorsi lo stesso Don Verzè ha illustrato a Lavagno il suo progetto
alla presenza di numerose autorità pubbliche, compreso l’assessore regionale
Antonio Padoin, competente per le politiche del territorio;
- lo stesso assessore avrebbe confermato il “si di massima” alla
variante del colle di San Giacomo per le finalità illustrate da Don Verzè;
CONSIDERATO che:
- la provincia di Verona è da tempo soggetta ad una riqualificazione
ospedaliera, con una drastica riduzione di posti letto sia nell’ovest veronese,
sia nella parte est della provincia dove è ipotizzato il nuovo ospedale di Don
Verzè;
- proprio nell’est e nella zona montana sono stati chiusi gli ospedali di
Tregnago e Soave ed è in dubbio il destino dell’ospedale di Zevio: tutti adatti
a servire la zona collinare e montana dove è prevista la nuova struttura;
impegna
la Giunta regionale
a riferire con urgenza in Quinta Commissione:
- su quali intese siano intercorse o siano in atto tra Don Verzè e la Giunta
regionale in relazione all’ipotizzato intervento sul colle di San Giacomo;
- su quali presupposti sia stata approvata una Variante così significativa per
il territorio a favore di una iniziativa non convenzionata e per la quale la
convenzione, allo stato delle linee programmatiche sanitarie enunciate
dall’assessore competente, risulta prospettiva non praticabile.