Vioxx o morto?

 

Venerdì primo ottobre 2004 è stato pubblicato dai giornali italiani un articolo buttato lì, senza vergognarsi, come una notiziola di quelle fatte apposta per riempire la pagina. Il Vioxx, antidolorico per chi soffriva di artrite che solo in Italia  nel 2003 ha procurato un fatturato di 128 milioni di euro alla Merck Sharp and Dome, è stato da quest’ultima ritirato dal commercio negli 80 paesi in cui veniva distribuito.

Motivo: in un’indagine condotta su 2600 pazienti, il rofecoxib, molecola contenuta nel farmaco poteva generare problemi al cuore. Addirittura uno studio della Food and Drug Administration (FDA), organismo pubblco statunitense competente ad autorizzare la vendita e il controllo dei farmaci, pubblicato sul “Wall Street Journal” – la Bibbia dell’economia mondiale -, basato sull’analisi di una consistente platea di pazienti di Kaiser Permanente, un’organizzazione privata americana che agisce nel settore sanitario, fornisce dati catastrofici in termini di tutela della salute. Nel documento è affermato che dal 1999 al 2003 27.785 (che precisione!) infarti e morti cardiache improvvise sarebbero state evitati se i 20 milioni di americani che lo assumevano si fossero astenuti dal farlo.

Allo stato attuale non è dato sapere i dati italiani (dal fatturato centinaia di migliaia dovrebbero essere i nostri cittadini che lo hanno assunto) e non viene sottolineato il fatto anomalo e misterioso che solo la decisione della Merck di ritirare il farmaco ha risparmiato a tanti altri cittadini di rischiare la propria pelle, mentre le autorità pubbliche preposte sono intervenute con colpevole ritardo. Una semplice domanda: perché?

 

Roberto Buttura

 

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